“Niente somiglia tanto all’inferno come un matrimonio felice” è la frase d’esordio di questa pièce che è un mosaico di affermazioni caustiche e tenere, di racconti d’amore e di odio, di ore che scorrono inesorabili e di occasioni perdute. All’alba del venticinquesimo anniversario di nozze Graciela decide di parlare, sfogando nei confronti di un marito passivo, seduto in ogni senso, con gli occhi fissi sul giornale della sera, le sue frustrazioni, la rabbia di chi pur di raggiungere la felicità borghese ha sacrificato la sua dignità di essere umano. Prima della grande festa a cui parteciperanno amici, parenti, e conoscenti, Graciela matura, di fronte ad “uno sfacelo inatteso”, l’analisi di un amore con una diatriba, che sembra l’estratto, la sintesi massima, del realismo magico di questo grande scrittore.Lei, una donna di qualunque Sud del mondo, figlia di una lavandaia, è riuscita ad ascendere socialmente e ad ottenere ben quattro dottorati per stare “all’altezza di lui”, marchese di un’importante famiglia di Cartagena. Ora, dopo venticinque anni di matrimonio, torna alle sue origini reclamando un bisogno primario d’amore. Graciela, interpretata da Maria Rosaria Omaggio, parla con l’anima prendendo lentamente coscienza della sua situazione di assoluta solitudine, come dice Márquez, diventa proprietaria di quel “ dominio facile di chi sta ormai al di là della disperazione”. Assistiamo così, aggiunge la Omaggio, che si è dedicata a lungo a questo progetto, ad «un viaggio straordinario nel cuore del cuore di ogni donna».A completare il suggestivo quadro evocativo intervengono degli inconsueti effetti speciali visivi ed olfattivi e la musica dal vivo eseguita da quattro straordinari musicisti sudamericani. Nelle note , l’autore chiede che una delle canzoni sia originale e per questo allestimento Riccardo Eberspacher ha musicato una poesia di Márquez, trasformando La espiga in una dolce canzone d’amore. Roma, Teatro Quirinodal 2 al 14 ottobre 2007