Se l’ultimo spettacolo di Sasà Russo e della sua compagnia Iposcenio, “A Senso Unico”, andava giù come un buon vino rosso, “La Giungla delle Quote Rose” lascia le bollicine nel naso come un sofisticato champagne.Quattro giovani colleghe di lavoro – la stakanovista, la spiona, l’amante del capo e dello yoga indiano, la maniaca del tango argentino – e la “poltrona vacante dell’ufficio del piano di sopra” da conquistare: il risultato è tanto humor e un divertentissimo finale. Russo spiega che “ama conoscere le donne attraverso il teatro”. E proprio grazie al suo teatro il pubblico impara a conoscere le donne. Il regista e autore predilige lavorare con le donne “per la sana competizione e gli stimoli che apportano al suo lavoro”: assistendo alla “Giungla delle Quote Rose” non si può che trovare conferma delle sue parole. Infatti le attrici, Lorena Bartolomeo, Eleonora Micali, Silvia Ferrari e Veronica Corsi (rispettivamente nei ruoli di Chiara, Gabriella, Anna e Matilde) danno vita a dei personaggi travolgenti. Quando sono tutte e quattro sul palco si rimane affascinati, oltre che dalla loro bravura, anche dalla loro sintonia mimica e fisica, sicuramente merito di un attento lavoro di regia, ma non solo. Le donne che rappresenta Russo sono una miscela di femminino esplosiva: irriverenti, volutamente “buffe”, a volte simpaticamente goffe, ma al contempo graziose e intriganti. Ma, soprattutto, sempre dive.La voce fuori campo del capo che parla tramite computer ricorda un po’ il Charlie delle Charlie’s Angels e rappresenta l’onnipresente figura maschile nella vita delle donne. Passando dal paragone televisivo a quello cinematografico i lavori di Russo, per impatto visivo (l’allestimento scenico è sempre molto vivace nei colori, come anche gli abiti di scena) e il carattere sanguigno dei sui personaggi, richiamano il primo Almodovar, più tragicomico che drammatico. Grande attenzione è stata riservata dall’autore anche all’accompagnamento musicale, con la scelta nell’intermezzo fra il primo e il secondo atto di Sheryl Crow che canta i mille ruoli che può assumere una donna. E non è casuale.Dietro l’apparente leggerezza, però, c’è la realtà, fonte di ispirazione di ogni opera di Russo: la competizione dell’ufficio, i difficili rapporti che si creano soprattutto tra le “quote rose” e la mancanza di meritocrazia. In un una parola, attualissimo. In scena fino a domenica 19 dicembre al teatro Duse in via Crema 8 (zona S. Giovanni).




