Dopo Finale di partita (diretto da Craig Peritz) e L’ultimo nastro di Krapp (diretto da Romano Talevi), prosegue la stagione teatrale dal titolo “Aspettando…Beckett”, omaggio che il nuovo Teatro Eutheca di Roma (con la direzione artistica di Federica Tatulli) ha voluto riservare al drammaturgo irlandese. Penultima tappa di questo affascinante viaggio nella poetica beckettiana è Fragments (in scena fino al 19 marzo), cinque brevi testi (Rough for theatre I, Rockaby, Act without words II, Neither e Come and go) di Samuel Beckett che il regista Peter Brook ha condensato all’interno di un unico spettacolo. Tra gli “ingredienti” che rendono singolare questa pièce, oltre agli ipnotici testi di Beckett e alla sapiente regia di Peter Brook e di Marie-Hélène Estienne, determinate è il lavoro svolto dagli attori. Sulla scena vuota (solo pochi elementi: un violino, due sacchi, una sedia e una panchina) Hayley Carmichael, Bruce Myers e Yoshi Oida attraverso la recitazione e la fisicità (di mimi), fissano nell’immaginario dello spettatore i personaggi, le parole, i silenzi, il ritmo e le tematiche (la vita come ricerca di significato, la morte, l’ignoto) “tanto cari” a Beckett. Elementi che inseriscono il suo teatro “nel raro passaggio che collega l’antico teatro greco, attraverso Shakespeare, ai nostri giorni, in una celabrazione senza compromessi di ricerca della verità, sconosciuta, terribile, incredibile”, come afferma lo stesso Brook nelle note di regia.L’omaggio a Beckett proseguirà dal 21 al 27 marzo con il Festival Catastrofe, serie di appuntamenti che spazierà dalle classiche rappresentazioni teatrali a performance di varia natura che vedono protagonista l’universo beckettiano e l’interazione di diverse arti: proiezioni, mostre fotografiche e installazioni.




