Sono simili ai movimenti delle onde del mare quelli che intraprendono le sei protagoniste di “La libertà  passa di qui”, in scena dal 17 novembre all’11 dicembre 2011 al teatro Accento di Roma. Ondeggiano le ragazze: avanti e indietro, avanti e indietro, fino a colmare spazi e differenze inesistenti. Il metodo di Beth (Sabrina Duranti) è una sorta di terapia d’urto, che non teme di guardare in faccia il disagio e la paura. La ricetta segreta della donna prevede uno scambio attivo, senza esclusione di colpi, tra insegnante e discenti. Lo spettacolo, per la regia di Stefano Mondini, alterna momenti ad alto impatto sociale a vivaci coreografie Hip-hop, attraverso le quali  le sei giovani protagoniste comunicano con l’esterno. Scenario delle esibizioni è un carcere femminile di Los Angeles: ogni movimento assume il sapore vibrante della libertà, ogni frase scritta sui quaderni colorati che Beth ha dato loro strappa via  un po’ della buia tristezza delle giovani (Martina Barone, Francesca Caracci, Mara De Sanctis, Martina Giometto, Carlotta Guido e Francesca Lastella). Jennifer (Maria Teresa Pintus), la direttrice del carcere e cugina di Beth, sogna un nuovo futuro per le ragazze e crede fino infondo nel progetto di recupero di cui è promotrice. In un’intensa interpretazione lentamente scivola via ogni resistenza allo svolgimento dei compiti impartiti al gruppo. La danza diviene un lungo filo attraverso il quale scacciare i pensieri negativi: tra gli spalti ad osservare le coreografie, ci sono la speranza ed il futuro minaccioso, fatto di gang e droga, lacrime e degrado. Lo sguardo delle detenute si riempie di determinazione e speranza, probabilmente non avevano mai immaginato di poter scegliere un modo alternativo di affrontare il futuro ma adesso sul viso di Beth leggono fiducia e passione. Mondini inaugura il cartellone dell’Accènto Teatro addentrandosi nei meandri del disagio giovanile, sempre più presente ed incapace di immaginare un domani. “Ogni regista ha dei sogni, uno dei miei era di inserire, in modo organico, musica e coreografie Hip-hop. Avendo anche la presunzione di scrivermi i testi, ho finalmente trovato una storia che potesse esaudire questa mia necessità” afferma il regista, sostenendo anche di aver voluto perseguire uno scopo paideutico con la propria “personale battaglia contro l’ignoranza e l’imbarbarimento civico e civile”.