“Lo si diceva già al tempo. Quando un giorno tutta questa storia sarà finita, si farà fatica a credere che sia davvero accaduta: una città divisa in due da un muro, come in un’antica leggenda orientale.” Con questa frase inizia Non si può dividere il cielo, l’ultimo saggio di Gianluca Falanga (filologo, poeta, libraio e traduttore) autore di numerosi testi sulla storia della capitale tedesca, sul nazismo e fascismo. Dopo un’introduzione ai motivi della costruzione del Muro di Berlino (avvenuta la notte fra il 12 e il 13 agosto 1961), Falanga racconta le ore concitate di quella fatidica domenica d’agosto nella quale gli abitanti di Berlino Est si videro ghettizzati e costretti a restare all’interno della DDR (Repubblica Democratica Tedesca) per volere dal regime comunista. Non avendo intenzione di rischiare una guerra per Berlino, l’occidente e l’America di Kennedy accettarono la costruzione del Muro. Non a caso il Muro resterà un’icona della Guerra Fredda che per quasi mezzo secolo aveva tenuto il mondo diviso in due blocchi ostili.Un “Muro di sangue”, come lo definisce l’autore, che fu scenario di numerosi morte assurde. Un massacro da parte delle guardie di confine della DDR (costrette a sparare perfino ai bambini) che portò alla morte di oltre 200 cittadini (impossibile stabilire il numero esatto) nel tentativo di fuga verso Berlino Ovest. Alcune di queste disperate fughe, con mezzi e tecniche inverosimili, andarano anche a buon fine e l’autore le raccoglie magistralmente nel bel capitolo “La libertà non conosce confini”.Ma il Muro all’inizio degli anni ’80 si trasformò anche nella tela più grande del mondo. Infatti nel 1982 Jonathan Borofsky fu il primo ad utilizzare la superfice del Muro di Berlino (ovviamente versante ovest) come una grande tela. Il suo esempio fu seguito da altri artisti tra cui Thierry Noir, famoso per la sua collaborazione al capolavoro di Wim Wender Il cielo sopra Berlino. La città divenne anche fonte di ispirazione di cantanti come Lou Reed (suo l’album del 1973 intitolato Berlin) e David Bowie (che visse dal 1976 al 1978 in quella che lui definiva “la capitale mondiale dell’eroina”). Nell’estate dell 1987 e del 1988 il Muro fece da sfondo ad una serie di concerti memorabili. Protagonisti star del calibro di Michael Jackson e dei Pink Floid.Nel capitolo “La fine di un incubo” l’autore narra le ultime concitate ore di “vita” del Muro di Berlino che la sera del 9 novembre 1989 venne abbattuto a picconate dai berlinesi in festa. Solo undici mesi dopo quella notte anche la DDR scomparirà. Alcuni dei cittadini della DDR proveranno un sentimento di delusione e umiliazione (noto come Ostalgia) per questa annessione all’ovest. Ma oggi, come scrive Falanga, è raro incontrare berlinesi che ricordino dove passasse esattamente il Muro. Cosa farà Berlino per non dimenticare questa pagina di storia? Non si può dividere il cielo. Storie dal Muro di Berlinodi Gianluca Falanga Prezzo € 22,50Editore Carocci