Da uno dei più grandi scrittori europe del primo Novecento (Fuga senza fine, Giobbe, La marcia di Radetzky, La cripta dei cappuccini, La milleduesima notte, La leggenda del santo bevitore), Joseph Roth (Brody 1894-Parigi 1939), riceviamo un’interessante raccolta di racconti e frammenti inediti scritti tra il 1918 e il 1928. Quasi un ‘laboratorio di scrittura’, dove l’autore affronta le tematiche tipiche dei suoi romanzi. Attraverso una minuziosa descrizione dei personaggi sorretta da una sottile ironia entriamo nelle vicende di figure grottesche o patetiche, tormentate ma sempre avvincenti. Fra queste l’autore stesso, come nel racconto Questa mattina è arrivata una lettera, spunto per una riflessione più generale sulla perdita della patria e delle proprie radici, ma anche nostalgica e affettuosa rievocazione delle figure singolari che hanno popolato il microcosmo del Roth adolescente. O come Giovinezza storia di formazione in cui l’autore dà di se stesso un’immagine insolita, intima e a tratti persino sprezzante.  Una carrellata di personaggi indimenticabili: così Barbara, figura umanissima di donna, madre e vittima, che sacrifica la vita per devozione assoluta verso il figlio; così il tipico funzionario piccolo-borghese dell’amministrazione asburgica, devoto al lavoro, maniacale e incompreso, protagonista di Carriera; e così, in Umanità malata – il più intenso forse di questi racconti – l’uomo dall’oscuro e tormentato passato che si trova a vivere all’interno di una clinica psichiatrica, uno dei primi esempi di quell’attenzione verso i ‘vinti’ cui il Roth della piena maturità si dedicherà con occhio di umana simpatia e partecipazione.
 Joseph Roth
Questa mattina è arrivata una lettera
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