Nell’elaborazione delle coreografie e della drammaturgia Giulia Staccioli, coadiuvata da Jessica Gandini, si è ispirata agli studi leonardeschi sul corpo umano e sulle macchine, realizzando un viaggio allegorico ed affascinante alla ricerca della bellezza, dell’equilibrio e dell’anima che li unisce. Love Machines è un’opera di visual e physical theatre, che formula un nuovo alfabeto spettacolare, fatto di danza, teatro, musica, acrobatica ed arte visiva. A creare l’ambiente immaginifico e suggestivo contribuiscono le musiche originali elecktro-ambient di Italo Dorigatti, alias Sabba D.J., fusioni di etnico e digitale, classico e contemporaneo; i costumi di Sara Costantini, colorati ed evocativi; il disegno luci di Andrea Mostachetti, semplice ed efficace nei suoi forti contrasti e tagli essenziali.In un luogo sconosciuto e misterioso, due esploratori goffi ed impacciati, indagano lo spazio circostante ed incontrano sul loro cammino delle macchine dall’animo vivo, che popolano un mondo dove manca il concetto di dritto e rovescio, un mondo di traverso in cui però le cose vanno dritte, immerso in una dimensione atemporale, che ospita oggetti inconsueti, piani inclinati, ostacoli da sfidare. I corpi-macchina che abitano la scena e le inclinazioni che la complicano sono l’anima di questo spettacolo, il perno allegorico di una ricerca di conoscenza che sfida gli equilibri, che osa oltrepassare le normali leggi della gravità, che indaga i limiti dell’uomo e quelli del mondo circostante, per abbatterli. Gli otto performer della compagnia Kataklò portano in scena la magia di Leonardo, del suo mondo visionario e innovativo, attraverso la ricerca instancabile di nuovi possibili equilibri, attraverso la plasticità e l’elasticità dei movimenti, la tridimensionalità dei quadri creati dalle linee dei corpi, conferendo alla sua sete di conoscenza un corrispettivo spettacolare di sicuro effetto visivo e d’intensa emozione.Love Machines chiede ai suoi interpreti di assumere forme nuove e chiede al suo pubblico di lasciarsi trasportare in questa fascinazione, spingendo in avanti i propri limiti, conferendo a tutto questo un assoluto senso di leggerezza e naturalezza. Togliendo il peso dell’umano e trovando la levità dell’aria come nuova sostanza