Il frigo dice sempre la verità.
Ad agosto, il nostro è un confessionale gelido: ghiaccioli mezzi sciolti, una bottiglia di prosecco aperta da dieci giorni, tre olive sopravvissute a una cena che non si è mai tenuta. Nessuna traccia di alimenti veri. Nessuna speranza.
Siamo soli. Non metaforicamente: soli-soli. Il resto del mondo è partito. Stromboli, Grecia, Salento, la Romagna balneare con playlist da bagnino e foto in controluce. noi invece siamo rimasto in città, ad agosto, da single. Nessuna agenda. Nessun flirt. Solo un ventilatore rumoroso e il silenzio che amplifica ogni pensiero fuori orario.
Cronaca di una solitudine idrica
I primi giorni va tutto bene. “Finalmente tempo ”, diciamo con l’entusiasmo da influencer del benessere. Leggiamo. Cuciniamo. Facciamo finta di meditare. Poi inizia il crollo. Le persone spariscono anche dalle chat. Le stories si popolano di piedi nella sabbia e spritz al tramonto. E noi qui, che ceno con patatine e vino bianco caldo, cercando di non prendercela con chi “non ha neanche il tempo di rispondere”.
Il frigo come specchio dell’anima
Guardiamo dentro il frigorifero come se potesse offrirci risposte. Ma lui è crudele: ogni apertura è un confronto con la nostra vita emotiva. Ghiaccioli alla menta: segno di rinuncia. Aperitivo solitario con patatine e hummus scaduto: tentativo di auto-inganno. Birra da discount, be’… lì siamo già nella fase del disprezzo.
Passeggiate filosofiche alle 18:45
Camminare al tramonto per il quartiere semi-deserto diventa un’attività ad alto contenuto esistenziale. I bar sono vuoti, le panchine occupate da altri relitti agostani. Ci guardiamo con una forma di rispetto muto. Nessuno parla, ma tutti sappiamo: non siamo proprio felici, ma nemmeno abbastanza tristi da giustificare un pianto pubblico.
Quello che (non) succede
Non succede niente, e in un certo senso è il bello. Nessun appuntamento. Nessuna attesa. Solo il tempo che passa come un ventilatore lento. La solitudine estiva ha qualcosa di cinematografico, ma solo se la monti in bianco e nero e le dai una colonna sonora malinconica. Nella vita vera è più una playlist random con pubblicità tra una canzone e l’altra.
Resta qualcosa?
Sì: una certa lucidità. Il vuoto estivo allarga gli spazi interiori. Si ragiona meglio. Si dorme meno ma si pensa di più. A volte ci si sorprende persino ad accettarsi un po’. E quando finirà, e il frigo tornerà pieno di cose sociali, magari si avrà anche voglia di tenerci dentro uno o due ghiaccioli. Per non dimenticare.
