“L’ozio è il padre dei vizi” dicevano.
Poi è arrivata l’afa, e il vizio ha preso forma: si chiama non fare niente, e lo faccio benissimo.
C’è una sottile differenza tra essere immobili e praticare l’ozio.
La prima è una casualità climatica.
La seconda è una scelta esistenziale.
Ad agosto, sotto una sdraio calda, questa differenza si sente bene: una cosa è spalmarsi al sole, un’altra è abitare il tempo senza doverlo usare.
🐚 Il corpo fermo, la mente accesa (ma senza fretta)
Non fare nulla non è semplice come sembra.
Richiede allenamento.
Bisogna lasciar andare l’urgenza di essere produttivi, la fame di notifiche, il riflesso pavloviano del “devo approfittarne”.
Serve una postura mentale da mare calmo.
📚 Oziosi famosi che ti darebbero ragione
- Epicuro ti direbbe di mangiare bene, parlare con amici e non temere gli dei.
- Pascal direbbe che “tutti i mali derivano dal non saper stare seduti in una stanza”… ma sulla sdraio vale?
- Calvino scriverebbe un intero racconto sulla tua ombra che cambia direzione ogni 20 minuti.
- Leopardi, se avesse avuto un cappello di paglia decente, probabilmente avrebbe rivalutato il concetto di “idillio”.
☀️ Il diario invisibile della sdraio
Non ci sono appunti scritti, ma le giornate d’ozio lasciano comunque tracce:
- Una macchia di crema solare sulla copertina del libro non letto.
- Il rumore del mare registrato mentalmente per usarlo a novembre.
- I pensieri disordinati che ti vengono proprio quando non ti servono, quindi sono veri.
🍉 Non fare niente è un gesto pieno
Perché sospendere l’azione non è assenza, è presenza lenta.
È guardare il cielo senza volerlo fotografare.
È stare immobili e sentire che qualcosa si muove lo stesso (dentro, magari).
È mangiare l’anguria con due dita, come un rituale sacro.
E se qualcuno ti chiede “che stai facendo?”, puoi rispondere con dignità:
“Sto praticando la mia invisibile disciplina estiva. Siediti, se vuoi.”