Da alcuni anni il passa parola del teatro ha eletto Manfredini a fenomeno di culto, i suoi spettacoli per i frequentatori dei teatri sono eventi da non perdere. Al presente, appositamente riallestito per la stagione del Marrucino, è frutto di un lungo lavoro di ricerca che gli è valso nel 1999 il Premio Ubu come migliore attore. I testi dello spettacolo sono di Danio Manfredini, Alberto Giacometti, Albert Camus, Mariangela Gualtieri. In scena c’è un uomo nel luogo bianco. Luogo istituzionale, richiamo di corridoi ospedalieri, istituti psichiatrici, sale da esecuzione capitale… E’ un uomo diviso: una parte immobile, passiva, attraversa l’esistenza in uno stato di assenza, in balia del mondo dei suoi eventi senza ritrarsi, senza piangere e senza ridere. È un manichino. L’altra parte è un uomo spaventato, attraversato dalle voci delle persone care, dalle immagini, resti di memoria acquarellati, bagaglio di un passato sempre più vago ma presente. Ricorre il suo pensiero interiore, lo accompagnano le sue inquietudini, un dialogo interno ininterrotto che non lo abbandona. Assume il comportamento, la voce, la postura degli uomini che gli sono rimasti impressi, specchi deformati di se stesso. Al presente è un susseguirsi di sensazioni, stati d’animo; è un lavoro che ha a che fare con la condizione della mente; quello che va a finire nella scena è un po’ lo specchio della vita e una visione del mondo. È questa l’unica presenza in scena attorno alla quale ruota la rappresentazione. La messinscena propone materiale accumulato dall’autore nel corso della sua esistenza: fatti, incontri, dialoghi frasi, messaggi di segreterie telefoniche, immagini, suggestioni; il tutto elaborato in modo da diventare un’opera totale e totalizzante. Danio Manfredini conduce da diversi anni, a Milano, un laboratorio di espressione visiva all’interno di una comunità terapeutica per sofferenti psichici. Alle persone che ha conosciuto nel corso di questa esperienza, ma anche alle figure di emarginati, transessuali, disadattati che hanno attraversato il suo universo di riferimenti artistici e letterari, l’autore dedica questo spettacolo, facendo proprie fino in fondo le ferite di un’umanità derelitta. I diversi modelli di comportamento presentati, pur appartenendo al mondo dei folli, compongono l’immagine contemporanea che deriva dall’inquieta umana condizione interiore. Al presente è un susseguirsi di sensazioni, stati d’animo; è un lavoro che ha a che fare con la condizione della mente; quello che va a finire nella scena è un po’ lo specchio della vita e anche di una visione del mondo. Teatro Marrucino di Chieti Info:0871.320007 – 330470 .