Dopo la pausa estiva, 8 milioni di bambini in Italia sono tornati sui banchi di scuola. Di questi, uno su dieci soffre di sintomi asmatici ed uno su tre di sintomi allergici. In Italia le allergie sono al terzo posto nelle malattie croniche, mentre l’asma bronchiale è tra le malattie croniche adolescenziali più frequenti e le più recenti evidenze scientifiche hanno reso noto come i fattori ambientali, siano essi esterni o interni (indoor) “giocano” un ruolo importante nella loro eziopatogenesi.  E’ dimostrato, infatti, che l’inquinamento dell’aria degli ambienti indoor si associa ad un maggior rischio di irritazioni, sintomi respiratori acuti, iper-reattività bronchiale e sensibilizzazione allergica. Inoltre, l’inalazione di “allergeni indoor” può indurre, in soggetti sensibilizzati, una rapida risposta infiammatoria, mentre ripetute esposizioni possono causare anche asma bronchiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente pubblicato un lavoro che dimostra che chi abita, o frequenta abitualmente, edifici umidi o con muffe, ha il 75% di possibilità in più di soffrire di disturbi respiratori come l’asma: si stima che in Europa il 20-30% degli edifici abbia questo problema. A rendere noti questi dati e a sensibilizzare i genitori dei bambini allergici ed asmatici, a pochi giorni dal rientro a scuola, è Sandra Frateiacci, Presidente Federasma Onlus – Federazione Italiana delle Associazioni di sostegno ai malati asmatici e allergici – la quale ha aggiunto:  “dopo le vacanze trascorse all’aria aperta, spesso in località vicine al mare o in montagna,  i bambini asmatici e allergici che vivono nelle grandi città devono far di nuovo i conti con l’aria inquinata e con altri fattori di rischio presenti negli ambienti chiusi dove trascorrono molto tempo della loro giornata. Come si sa, la casa e la scuola sono i luoghi più frequentati dai bambini. A scuola i bambini trascorrono dalle 4 alle 8 ore al giorno per almeno 10 anni. In questi ambienti i rischi per la salute dei bambini allergici e asmatici possono essere più elevati che non a casa.  Se a casa le misure di prevenzione ambientale sono applicate dai genitori dei bambini allergici, a scuola gli studenti allergici sono spesso costretti a vivere in ambienti “inquinati”. Nelle aule scolastiche, infatti, gli acari della polvere, i derivati di animali domestici ( “trasportati” attraverso gli indumenti dei bambini) e alcuni microrganismi, come funghi  e spore (muffe) – ha aggiunto Sandra Frateiacci – rappresentano le principali fonti di allergeni indoor: si tratta di pericoli “invisibili” e pertanto subdoli e pericolosi per i soggetti maggiormente a rischio”.  Oltre agli allergeni, negli ambienti scolastici i bambini possono essere esposti a molti inquinanti chimici che traggono origine da fonti interne: dai materiali da costruzione e di arredamento, dai sistemi di riscaldamento, dalla cottura dei cibi nelle mense, dai prodotti usati per la pulizia degli ambienti, dalla strumentazione e macchinari (es. fax, stampanti, PC e macchinari vari) ecc.; altri ancora provengono dall’aria esterna (PM10, ossidi di azoto), soprattutto se l’edificio scolastico è situato in una zona ad elevato traffico; inoltre pollini e spore provenienti dai giardini e altri spazi esterni possono essere presenti, anche in alte concentrazioni, nell’aria interna.    Un’attenzione particolare, dovrebbe essere dedicata ai bambini ancora in tenera età che si apprestano per la prima volta a varcare le soglie dell’asilo nido o della scuola materna. È infatti dimostrato che proprio nei primi anni di vita, le esposizioni ambientali possono influenzare il sistema immunitario verso una risposta di tipo allergico.  Per dare un contributo pratico Federasma Onlus ha messo a punto un breve Vademecum scaricabile on line su www.federasma.org