A Giovanni Baronzio e la pittura a Rimini nel Trecento è dedicata, dal 14 marzo al 15 giugno, la raffinata mostra destinata a prefigurare ciò che, a fine 2008, sarà la “nuova” Galleria di Palazzo Barberini. Una mostra che è anche la messa a punto di un modello di mostre dossier che possono costituire parte dell’attività espositiva di Palazzo Barberini, per valorizzare i tanti materiali poco noti custoditi nei depositi. Non è un caso se ad aprire questo filone sarà la Pittura Riminese del Trecento, uno dei momenti di snodo della storia dell’arte in Italia. La mostra, promossa dal Polo Museale Romano in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, è curata da Daniele Ferrara.
 A propiziare questa mostra è stata l’opportunità di riunire, dopo il restauro, uno dei massimi capolavori di quella situazione artistica assolutamente straordinaria che fu la Rimini del Trecento: le due parti conosciute del grande dossale commissionato dai francescani a Giovanni Baronzio per la loro chiesa di Villa Verucchio.  Una parte del Dossale, smembrato dopo le soppressioni napoleoniche, è attualmente patrimonio di Palazzo Barberini ed è stata sottoposta ad un complesso intervento di restauro curato dalla Soprintendenza per il Polo Museale Romano e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.  Rimini, capitale della dinastia dei Malatesta, agli inizi del Trecento, era città ricca e vivace tanto da richiamarvi maestri come Giotto e da creare le condizioni per l’esplosione di una vivacissima scuola artistica che operò in città ma che si impose anche altrove. Furono i Francescani a chiamare Giotto a Rimini e furono ancora loro a commissionare a Giovanni Baronzio l’opera principale per la chiesa di un convento tra i più significativi per l’Ordine Mendicante, quello di Villa Verucchio, appunto, non lontano dalla città. L’opera doveva, con la sua imponenza, celebrare i Malatesta, signori del luogo, e sottolineare la permanenza nel convento dello stesso San Francesco.
 Con il suo capolavoro Baronzio descrisse per immagini la storia della Passione di Cristo. Tutti i momenti dei racconti evangelici vi erano rappresentati secondo un modello teologico preciso. Il suo resta un esempio altissimo di “pittura narrante”, una sapiente predica francescana per immagini che egli non solo magistralmente eseguì ma anche intimamente condivise, al punto da chiedere poi di essere sepolto proprio nell’importante chiesa di San Francesco a Rimini.