L’autorizzazione all’uso della cannabis per la terapia di alcune malattie, secondo le indicazioni della Regione Abruzzo autorizzate dal governo, rischia di finire in un pasticcio all’italiana. Lo sostiene il farmacologo Silvio Garattini, che nella sua rubrica sul settimanale OGGI scrive: «C’è da sperare che la disponibilità della cannabis non si riduca allo “spinello” e neppure a un prodotto erboristico, perché oggi sono stati selezionati vari ceppi con un contenuto di principio attivo, il tetraidrocannabinolo, che può oscillare dal 2 al 60 per cento, con evidenti differenze in termini di efficacia ma soprattutto di possibili effetti tossici».

E pone due questioni, finora senza risposta: «Gli ammalati di altre Regioni devono adesso andare in Abruzzo per ottenere il prodotto o la legislazione di una Regione può valere anche per il resto d’Italia?». «Se è così cruciale avere a disposizione la cannabis e non c’è industria che voglia commercializzarla, perché non ricorrere all’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze che è perfettamente attrezzato per la produzione dei farmaci?»