Canta l’amore (e come lo canta!), però non bisogna fidarsi di lui, avverte Vittorio Grigòlo, il nostro unico tenore da esportazione, quello che Pavarotti chiamava “Il mio campionissimo”. «Colpa del mio segno, l’Aquario: mia annoio con facilità. Non so se avrò mai una compagna vera, forse mia madre», confessa il cantante – che il 23 agosto sarà Romeo all’Arena di Verona – a “Io donna”. Ma resta un romantico, come testimonia il tatuaggio che ha sull’avambraccio: «C’è scritto I surrender to you, io mi arrendo a te. L’ho disegnato personalmente otto mesi fa, per una storia ormai finita. Ma all’amore non rinuncio: rimane sempre la chiave per rinvigorire gli entusiasmi. Essere innamorato significa essere ispirato…».

E, a proposito di ispirazione, Grigòlo rivela altri lati del suo talento eclettico: scrive un musical (Hillary Clinton ha già opzionato il brano principale in caso si candidi alle presidenziali 2016) e – avventurandosi in tutt’altri terreni – sta per brevettare un nuovo sistema di pale per elicotteri, è designer di scarpe (il MoMa gli ha chiesto di esporle), scultore. Perché questo iperattivismo? «L’opera è elitaria, non viene fruita alla radio o in tv come quella pop. Io voglio comunicare parecchie cose».