Irridente comicità per Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare con me – ossia tre  Dramoletti di Thomas Bernhard – accostato al più celebre atto unico di Eduardo De Filippo, Sik-Sik, l’artefice magico. Tra i primi a rappresentare Bernhard in Italia, Cecchi – in scena con Elia Schilton – si misura oggi con i “Dramoletti”, brevi farse in cui sono il teatro stesso ed i suoi artefici a diventare oggetto di analisi e ossessivo sminuzzamento, ed il regista, offrendo una versione personalissima, più mediterranea che nordica dell’opera, evidenzia l’ironia e la comicità dell’autore austriaco. «Mi sembra che la teatralità di Bernhard sia immediata – afferma Cecchi -, una sorta di canovaccio da commedia dell’arte dove non esiste nessuna peripezia, ma solo il repertorio di battute dell’autore. Non c’è nessuna pretesa di restituire chissà quale verità. C’è invece una radice molto teatrale e di un teatro comico». A seguire, Cecchi ritrova l’estro interpretativo di Eduardo, insieme ad Angelica Ippolito, Roberto De Francesco e Diego Sepe. Sik-Sik, l’artefice magico è uno dei capolavori di De Filippo, il suo primo grande successo comico, scritto nel 1929, che diventa ora l’omaggio di un suo allievo.Una scelta felice per l’immediatezza del testo, costruzione raffinatissima di gesti e parole nei quali l’uso della lingua teatrale, si affida ad una giusta alchimia tra le sonorità  dialettali del napoletano e le espressioni specifiche usate dall’italiano, in una ricerca di equilibrio davvero rivoluzionaria.  Così, Sik-Sik (dal napoletano Sicco Sicco, secco secco, magro) si esibisce come illusionista in teatri di terz’ordine con la moglie Giorgetta, visibilmente incinta. Una sera il compare Nicola, che confuso tra gli spettatori, assicura il buon esito dei suoi numeri, manca all’appuntamento e il mago è costretto a sostituirlo con Rafele, il primo capitato.All’ultimo minuto si presenta Nicola. Le due “spalle” litigano tra loro e perdono, all’insaputa di Sik-Sik, il lucchetto truccato, per il numero della sparizione di Giorgetta, e la colomba bianca. I giochi falliscono miseramente: Giorgetta, prigioniera nel baule, è liberata dal marito a colpi di martello ed un pollastro nero appare, sotto il cappello di Rafele, al posto della colomba.