“Caro Berlusconi, mi rivolgo a lei perchè penso si debba condividere, da italiani prima ancora che da candidati alla guida del Paese, una sincera preoccupazione, resa tale da recenti atti e dichiarazioni politiche. E perchè credo sia giusto e doveroso assumere, di fronte al popolo italiano, a tutti i cittadini, un impegno di chiarezza su alcune grandi questioni di principio, questioni che chiamerei di lealtà repubblicana”.  Questo l’inizio della lettera che Walter Veltroni ha scritto a Silvio Berlusconi. “Non penso ovviamente agli aspetti legati ai nostri programmi di governo. Questi sono, e devono essere, distinti e alternativi, lasciati al libero confronto politico, come avviene nelle grandi democrazie. Saranno gli italiani – prosegue il candidato premier del Pd – a giudicare la bontà delle nostre proposte, la loro concretezza, la loro attuabilità.  E chi guadagnerà un solo voto in più, è la mia convinzione che voglio ribadire ancora una volta, avrà il compito e l’onore di governare l’Italia, sulla base proprio del suo programma. Le chiedo allora se è disposto a garantire formalmente e in modo vincolante – scrive Veltroni – che lo schieramento da lei guidato, quale che sia il suo futuro ruolo, di opposizione o di maggioranza, non verrà mai meno in alcun modo e rispetterà sempre con convinzione questi quattro fondamentali principi: la difesa dell’unità nazionale, che è il bene più prezioso che abbiamo, il legame che ci fa sentire italiani e orgogliosi di esserlo; il rifiuto di ogni forma di violenza, attuata o anche solo predicata, e per questo portatrice di divisione e di odio; la fedeltà ai principi contenuti nella prima parte della nostra Costituzione. Al di sopra di ogni interesse di parte – conclude Veltroni  – c’è il bene comune, ci sono gli interessi nazionali”.
Non tarda ad arrivare la risposta di Berlusconi: La lettera di Veltroni è un altro effetto speciale che non possiamo accettare da lui perchè non ha alcun titolo. La lettera è irricevibile, Veltroni non ha alcun titolo per dare patenti di lealtà repubblicana. Lui è l’erede di un partito, quello comunista, che predicava da sempre la lotta di classe ed era finanziato da un Paese nemico dell’Italia e dei suoi alleati.