«Sta dilagando una mania quasi religiosa legata alla cucina, un virus inoculato dagli schermi televisivi…». È un lottatore anche a parole Gabriele Rubini, “in arte” Chef Rubio, protagonista del programma cult sullo street-food “Unti e Bisunti” che a Natale, su Dmax, si trasforma in film: “Unto e Bisunto-La vera storia di Chef Rubio”. E lui, Rubio, ex rugbista professionista con una fisicità a metà tra un maori supertatuato e un prototipo da fiction con i muscoli scolpiti in palestra, parla a “IO donna”, da sabato 3 dicembre in edicola e su iodonna.it, della sua “missione”: «Mi batto per sgretolare questi assurdi castelli e riportare l’interesse alla singola persona. Se ho imparato io a cucinare può farlo chiunque. Rimetto il cibo al centro, con la sua capacitò di emozionare, smettendola finalmente di parlare di “opera d’arte”. L’arte è arte, il mangiare è mangiare». Ma qual è il sapore preferito di Chef Rubio? «Amo il crudo. E poi il bruciato, ciò che la natura ci ha dato da abbrustolire sul fuoco. Il tanto lavorato, il troppo cotto mi annoia. Un bravo cuoco deve saper cucinare senza distruggere».