La scena è quella di un processo. A dominarla sono solo in due: forma dialettica perfetta. La tensione che pervade il testo segue il crescendo dettato dal ritmo incalzante delle battute, quasi un ritmo di jazz, in cui le due voci, dissonanti all’inizio, pian piano si accordano e avvicinano su note armoniche: i monologhi iniziali cedono il passo a battute sempre più brevi che ospitano la voce dell’altro, danno spazio alla sua prospettiva. E’ assecondando questo ritmo che è costruita la regia di un testo scritto – come dichiara l’autore – “senza preoccuparsi di non urtare la sensibilità di qualcuno”: un testo che mostra quanto siano fragili i confini tra buoni e cattivi. Un vero gioco delle parti, dove i personaggi sono lasciati in bilico tra reale natura personale e ruolo sociale, limes sottile che tiene in scacco ciascuno di noi. Non a caso la scena rappresenta una grande gabbia: reale luogo di detenzione del naziskin ma anche metafora della prigione in cui sono rinchiusi entrambi, quella dei loro (e dei nostri) demoni… Teatro dei Conciatori Via dei Conciatori 5 00154 Roma Dove: (clicca qui per vedere la mappa)Per prenotazioni: tel 0645448982 – 0645470031




