“La causa scatenante” dell’omicidio  risiede probabilmente in un conflitto interiore”.Così si legge nelle motivazioni della condanna in appello di Anna Maria Franzoni per l’omicidio del figlio Samuele a 16 anni di reclusione.Redatta dal giudice a latere Luisella Gallino, la sentanza ha confermato il verdetto di colpevolezza della donna accusata di avere ucciso nella propria casa di Cogne il figlio Samuele Lorenzi (pur riducendo la pena da trenta a sedici anni di carcere). Il conflitto “aveva radice nell’ambito familiare”, continuano i giudici torinesi  la “difficile gestione da parte sua dei due figli bambini, gestione caratterizzata da sopraffaticamento e da stress”. L’omicidio fu “un vero e proprio massacro”. Nelle 533 pagine si legge anche che nel delitto che Anna Maria Franzoni ha commesso ha espresso “con la sua condotta efferata, un dolo intenzionale di omicidio che ha superato in un breve momento ogni freno, come è reso evidente dal vero e proprio massacro della testa del suo bambino (che pure tentò un debole atto di difesa, restando ferito a una mano), bambino in effetti privo di qualsiasi possibilità di scampo al cospetto della madre che aveva improvvisamente cambiato ruolo”. “La Corte non puo’ non tenere conto del fatto che Anna Maria Franzoni ha sofferto di un reale disturbo, che rientra nel novero delle patologie clinicamente riconosciute (degne anche di trattamento terapeutico), ma che nel sistema giuridico-penale vigente non costituisce di per se stesso infermità che causa vizio di mente”. Così, facendo riferimento alla patologia ansiosa di cui, secondo i giudici soffriva l’imputata, viene spiegato nelle motivazioni della sentenza d’appello del caso Cogne, il perchè siano state concesse le attenuanti generiche equiparandole alle aggravanti.