L’inchiesta sui vip ha tenuto banco per oltre un mese. Decine di “artisti” o presunti tali hanno sfilato a Potenza e a Milano per testimoniare su alcuni casi di supposta estorsione. Scandalo, paura, arresti e tanti indagati. Ora, di questa vicenda, rimangono solo ospitate in discoteca, una canzone, persino un libro presto in uscita: il tutto a favore di Fabrizio Corona, titolare dell’agenzia “Coronas”, che dopo gli 80 giorni passati in carcere pare aver tratto da tutta questa vicenda solo guadagno e fama in misura spropositata.  Tutti lo vogliono e lui non si tira certo indietro! Dopo l’intervista al programma televisivo Matrix, in cui ha professato ancora una volta la sua innocenza e totale estraneità ai fatti che gli vengono imputati, è un continuo vagare fra discoteche, programmi tv e radio, locali e tribunale: questa la vita da star di un uomo che fino a qualche mese fa era solo il marito della celebre modella Nina Moric, ma che ora, cavalcando l’onda mediatica, si è trasformato in un vero e proprio personaggio. La fila per firmare gli autografi è lunga; la linea di abbigliamento che ha lanciato va a ruba in tutti gli store, e si è disposti a spendere 15 mila euro per averlo una serata in discoteca: se prima era ricco, bè ora lo è indubbiamente ancora di più. C’è chi lo odia e chi lo ama, in fondo i sentimenti che può suscitare possono essere solo questi: un carattere forte e sfrontato che ostenta in tutte le sue interviste. “L’Italia vuole questo”, dice, ma avrà proprio ragione? È certo che un caso del genere sorprende e, allo stesso tempo, spaventa. Ma nelle parole di Corona si nasconde una triste verità: l’Italia vuole questo, è vero, perché l’Italia è la terra dei reality, dei gossip, della curiosità e del “farsi gli affari degli altri” sempre e comunque.  Dunque non rimane che fare i complimenti a Corona, che guadagna perché sa guadagnare, sfrutta ciò che c’è da sfruttare e non si preoccupa tanto dell’eticità (forse carente?) del suo lavoro: in fondo non è compito suo. Ma allora di chi è questo compito? Rimane da chiedersi se questa situazione avrebbe avuto tale esposizione mediatica se fosse successa in un’altra nazione. Forse si. O forse no. Ma siamo in Italia, e anche se lo critichiamo, stiamo comunque a guardare.