Di fronte alle responsabilità, ad un legame sentimentale impegnativo, alla prospettiva di una vita meno godereccia, alle scelte esistenziali che definiscono un percorso di vita. E se a lamentare questa perdita di consistenza del genere maschile sono sempre più donne agguerrite (perché vittime dell’indecisione maschile), a chiedersi il senso della propria identità sono gli uomini stessi che vorrebbero risollevarsi dalle sabbie mobili in cui sono caduti. Un saggio della psicologa Ivana Castaldi (Narcisi. Uomini in crisi di identità) pubblicato un po’ di tempo fa da Feltrinelli – e che vale la pena riprendere – affronta la crisi del maschio che ha perso le certezze nella propria immagine. Responsabile di ciò – è ormai assodato – sarebbe il femminismo, l’emancipazione femminile, la conquista da parte delle donne dei diritti legati alla coppia (divorzio, aborto, libertà di concepimento) e di una maggiore presenza sul mercato del lavoro. Il libro della Castaldi richiama il mito di Narciso, tramite il compiacimento che deriva agli uomini dal rispecchiamento negli occhi delle donne significative della vita, oppure dall’ammirazione della propria immagine e dei propri successi. Gli occhi delle donne sono sempre stati usati dagli uomini come specchi nei quali cercare un riflesso per poter costruire la propria immagine e alimentare la propria autostima, correggendo difetti e mancanze. Tuttavia, oggi qualcosa sta cambiando. Accade infatti che le proprietà correttive dello specchio degli occhi femminili abbiano cominciato ad amplificare limiti e difetti maschili. Qual è la reazione degli uomini? La gran parte si sente smarrita, inquieta e disorientata, maggiormente fragile e insicura, mentre altri sviluppano una maggiore propensione alle dimensioni relazionali, entrando in diretta concorrenza con quelle virtù che da sempre sono state app annaggio delle donne. Altri ancora percorrono la strada di allacciare multiple relazioni in contemporanea, nell’illusione di poter costruire un’immagine di sé il più possibile gratificante. Da mezzo secolo le donne hanno abdicato a quella funzione di sostegno, spalla, specchio riflettente che per tanto tempo ha caratterizzato proprio il ruolo femminile. Anzi, nella conquista della loro personale autonomia, stanche di fare le gregarie, hanno affinato un pericoloso senso critico che deturpa l’immagine maschile mettendo impietosamente in evidenza gli aspetti meno allettanti. Le donne oggi sono meno disponibile e più critiche verso tutta una serie di aspetti che una volta venivano non solo accettati e tollerati, ma anche in qualche modo corretti, mimetizzati allo scopo di rinforzare l’autostima, la sicurezza maschile. Responsabili del narcisismo maschile sono anche le donne stesse, quando diventano madri: fanno differenze nei metodi educativi che riservano per i maschi e per le femmine. Non certo in maniera premeditata, ma per un fatto culturale. Secondo la Castaldi per specchio si in tende il riscontro femminile, l’oggetto riflettente nel quale gli uomini ripongono il bisogno continuo di conferma, di approvazione. Nonostante poi facciano quello che vogliono, perché sono sempre stati più liberi. Eppure rimangono molto suscettibili di rinforzo e di conferma femminile. Sono molto feriti e toccati tutte le volte che le donne li criticano, li correggono e rivendicano la loro personale autonomia. Probabilmente gli uomini desiderano ancora un atteggiamento di tipo materno da parte delle donne della loro vita. Ma perché le donne hanno smesso di assumere questo atteggiamento riflettente, di rinforza cioè della stima maschile? Da più di mezzo secolo le donne sono sollecitate a un cambiamento, perché lavorano e prima ancora hanno studiato. Sono perciò più consapevoli e informate, mentre un tempo erano emarginate e chiuse nel ruolo familiare. Nel momento in cui sono uscite da quel ruolo vincolante, hanno intravisto altre possibilità. E così sono cambiati gli equilibri dei rapporti di coppia, nella misura in cui le donne sono diventate più forti contrattualmente nel rapporto con gli uomini. Che con senso della realtà e con coraggio stanno riadattandosi all’evoluzione dinamica, anche se molti restano abbarbicati a questi privilegi. Il dato più preoccupante è che gli uomini oggi sarebbero in crisi non per l’atteggiamento di una sola donna, ma per lo squilibrio da cui è affetto oggi il rapporto di coppia. Certo, l’atteggiamento troppo rivendicativo da parte delle non giova ai rapporti tra i sessi. Se le donne continuano a rimarcare la loro condizione di raggiunta o presunta superiorità di contro all’inferiorità degli uomini non si va da nessuna parte. La sponda di salvezza cui approdare, conclude la psicologa, è rappresentata da una parità che sia una collaborazione, uno scambio, una vera reciprocità nel rapporto di coppia.