«Non l’ho visto in faccia, non saprei riconoscerlo perché ero occupato a schivare il coltello. Lo brandiva con la mano sinistra». Così Rudy «il baro», spreca come i coindagati Amanda e Raffaele, la sua prima «occasione»:dichiara di non essere in grado di riconoscere l’assassino, neppure di descrivere il coltello.
Brusco dietrofront, dunque, che lascia l’amaro in bocca a quanti l’ivoriano aveva fatto intendere di poter riconoscere l’omicida di Meredith. Invece ha ripetuto con particolari, peraltro insignificanti, il copione imparato nel carcere di Coblenza e quando il gip gli ha contestato le contraddizioni e le lacune del racconto, Rudy non è riuscito a essere credibile, anzi non ha negato di aver ballato in discoteca fino alle quattro di notte dopo la fuga dalla scena del crimine.  Ma qual’è il ruolo di Rudy in questa tragedia? Sicuramente quello di uno dei protagonisti, quello che è tanto vago nel rispondere alle contestazioni quanto preciso nel raccontare quella “parte” quasi imparata a memoria. Quando i personaggi di questo “noir” svestiranno i panni degli attori? Quando si sentiranno coinvolti in questa tragica rappresentazione come persone? Forse l tempo giocherà a favore degli inquirenti. Per il momento resta solo una cocente delusione: Rudy non ha mantenuto la promessa, non è in grado di riconoscere l’assassino di Meredith. Purtroppo il giallo continua.