Siamo negli anni Sessanta, quattro donne si ritrovano ogni giovedì per giocare a carte in un elegante appartamento borghese. Si riuniscono per fare una partita, chiacchierare, passare il pomeriggio. Portano con sé le loro bambine che giocano nella stanza accanto. Sono amiche da molti anni, nessuna lavora e il loro ruolo è quello di mogli e madri. Una di loro è in attesa del primo figlio. Il primo atto della commedia racconta le loro storie tra comicità e emozioni, scandito dalle doglie della partoriente e dal tema più forte, quello della maternità, dei vari modi d’intenderla. Secondo atto, oggi. Sono passati quarantacinque anni, quattro donne s’incontrano in un’altra casa, sono vestite di scuro. Si sono riunite dopo il funerale di una delle loro madri che si è suicidata. Capiamo che sono quelle bambine che nel primo atto giocavano nella stanza accanto. A poco a poco, per rassomiglianza o per contrasto, le colleghiamo una dopo l’altra alle madri. A differenza di loro tutte lavorano e sono più consapevoli.

Due epoche, due modi di essere donne. Sono più felici queste donne, più realizzate? La solitudine interiore e le frustrazioni delle madri si contrappongono alle loro inquietudini di donne moderne, alla confusione dei ruoli, agli interrogativi irrisolti nei confronti dell’universo maschile. L’identità stessa femminile sembra a tutte loro qualcosa di indefinibile e perciò perennemente a rischio, oggi come ieri. Una specie di energia, di follia che non vuole farsi disarmare, che risorge sempre dalla morte per dare la vita.

Avvezza ad esplorare l’animo umano soprattutto quello femminile, Cristina Comencini, autrice e regista di “Due partite”, non a caso ha volutamente inserito nello spettacolo i due eventi della nascita e della morte, perché nello svolgimento di questo ciclo vitale si sviluppano tutte le problematiche femminili, dalla sessualità alla maternità.
Alle amiche prestano il volto quattro grandi attrici italiane per delineare altrettanti diversi caratteri di donne: Margherita Buy disegna il personaggio di una donna impulsiva che ama troppo, Isabella Ferrari un’idealista che vuol credere assolutamente nel matrimonio, Marina Massironi è una perenne ottimista, mamma felice, inconsapevole dei tradimenti del coniuge, e Valeria Milillo, la più moderna e sensuale del gruppo, l’amante per antonomasia.

Lo spettacolo ha debuttato la passata stagione al teatro valle di Roma con grande successo di critica e di pubblico registrando il tutto esaurito.É prevista una reintrèe dal 10 aprile al 6 maggio nello stesso teatro.


Milano.Teatro Manzoni dal 6 marzo al 1 aprile 2007
Orari: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30