Come un maratoneta stanco, sfiancato dalla lunga corsa sotto il sole, quando all’arrivo al tavolo dei rifornimenti scopre che la sua borraccia è quasi vuota e il suo integratore è piccolo come una briciola. Così il nostro Paese si sveglia, all’alba di un’insolita e caldissima primavera, scoprendo che le sue riserve idriche sono ai minimi visti negli ultimi anni: le registrate delle stazioni idrometriche del Po sono inquietanti, il Garda e il Lago Maggiore sono in apnea, i livelli di Arno e Tevere scendono senza sosta, e al Sud si aggrava il calo dell’acqua negli invasi. Una situazione ideale per uno di quei super film catastrofici made in USA. Qui però non c’è il super macho che salva il Pianeta. Questa purtroppo è la realtà.E i dati che arrivano sono poco confortanti: a giugno farà il suo ingresso l’estate più calda degli ultimi anni (più di quella del 2003), con l’aumento di un grado della temperatura media. Un grado, che vuoi che sia. Invece è tanto. Tantissimo. E il famoso detto “non ci sono più le mezze stagioni” rischia di diventare verità, perché le temperature di aprile sono tutt’altro che primaverili. Se si calcola, inoltre, che l’inverno appena passato, uno dei più miti degli ultimi dieci anni, e le scarse nevicate hanno fatto mancare all’appello del carniere energetico italiano circa 8000 MW rispetto allo scorso anno, c’è da preoccuparsi, molto.I nostri organi istituzionali, nella fattispecie i ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e dell’Agricoltura, i gestori della rete di distribuzione Terna, le Autorità di bacino, l’Authority per l’Energia e la Protezione Civile, si sono riuniti lo scorso martedì, creando una task force d’intervento che attuerà il piano anti-crisi e i suoi quattro punti: forte azione di coordinazione tra i protagonisti, possibilità di interrompere l’erogazione di elettricità per le grandi industrie con contratti di interrompibilità, acquisto all’estero di un contingente energetico (2000 MW), adozione di soluzioni ad hoc per il pescaggio dell’acqua dal bacino del Po anche in presenza dei livelli più bassi. Strategia per evitare non solo il rischio di rimanere a secco, ma anche al buio, quando a giugno il caldo si farà insopportabile e tutti i condizionatori italiani si accenderanno. Lo stato di all’erta era stato preventivato già dallo scorso 7 marzo dalle Commissioni Ambiente e Agricoltura, ma i nostri politicanti sono riusciti a non essere d’accordo neanche su temi così seri, divisi tra chi vuole rendere nota la cittadinanza dello stato delle cose, e chi si preoccupa delle conseguenze di un allarmismo giudicato “dai toni esagerati”.Allarme o no, la realtà è che ormai il clima sta cambiando, a causa dell’effetto serra, modificando interi ecosistemi e habitat appartenenti non solo all’uomo (ma questa è un altra inquietante e purtroppo reale storia, ndr), e lo stato di emergenza si verifica ogni anno. L’aumento della temperatura mondiale è un dato importante, che non può essere sottovalutato. Addio caro vecchio, unico, clima mediterraneo.