Nell’edizione in scena al Valle a vestire la ‘malattia’ più che la ‘follia’ del personaggio, è Sebastiano Lo Monaco che torna al teatro della sua Sicilia e del drammaturgo di Girgenti e ci arriva dopo gli ultimi mattatoriali successi ottenuti e con la memoria di altre sue decisive, prorompenti e mai convenzionali interpretazioni pirandelliane.
Scritto inizialmente per Ruggero Ruggeri, l’Enrico IV è un testo di grande complessità, ricco delle tematiche tipiche di Pirandello che il regista Roberto Guicciardini rende in una convincente chiave postmoderna alla ricerca – come scrive nelle note – di un nuovo confronto e sollecitando una nuova esperienza capace di mettere in circuito le contraddizioni e le motivazioni del nostro stesso vivere. E l’impianto registico – ben supportato dall’ambientazione della scene di Piero Guicciardini, tutte in funzione della dicotomia apparenza-realtà e dei costumi di Gabriele Mayer, che si intonano con l’epoca finta di Enrico ma anche con anni 20, l’ “epoca vera” della piece – conserva una distanza che consente una lettura riflessa e allo stesso tempo più libera, decidendo di smontare la visione tragica e di alleggerirla con elementi di elegia, rimpianto, confidenze sommesse e tenui illuminazioni.

L’invenzione della vicenda parte da un’immagine, come racconta lo stesso Pirandello: “Vidi in una rivista un disegno riproducente una cavalcata storica, carnevalesca… e subito pensai: se capitasse ad uno di questi signori vestito da re o da imperatore di cadere da cavallo, se sbattendo la nuca diventasse pazzo credendo di essere veramente il personaggio storico…”. Da questo disegno, divenuto ossessione, nacque l’idea di una cornice reale ed irreale al tempo stesso, antica e moderna; e nacque la tragedia di un personaggio, tragedia che assume per il protagonista i caratteri della liberazione, dell’isolamento voluto, e, alla fine, della vendetta.

Roma.Teatro valle
dal 27 febbraio all’11 marzo 2007