L’argomento affonda le sue radici in epoca piuttosto lontana, perchè di genitori e figli c’è già traccia nel Vangelo: il figliuol prodigo torna a casa dopo aver sperperato gli averi paterni, pentito degli errori commessi. E il padre accoglie con grandi feste la presa di coscienza del figliolo, “perso e ritrovato”.Chissà cosa sarebbe successo oggi, di fronte a questo tipo di ritorno: magari la richiesta di un’altra parte di eredità da dilapidare o la porta chiusa in faccia da un irremovibile pater familias. Certo è che i ruoli funzionano sempre meno e migliaia sono le casistiche, conflittuali e non, riguardo ai coabitatori del contesto familiare. Lo ha raccontato bene la letteratura, tra sentimenti complessi e leggerezza, dall’immortale “Adolescente” di Dostoevskij  a “Padre e figlio” di Edmund Gosse, che tanto hanno ancora da insegnare, fino ai manuali di saggistica e psicologia del tipo “Ti cuocio, ti mangio, ti brucio e poi ti faccio morire” di Masal Pas Bagdadi, su come genitori ed educatori possano calarsi nei giochi e nei pensieri dei bambini per coglierne i messaggi più profondi. Meno pretese per i moderni “Genitori” e  “Figli”, e messaggi più diretti. Questa è la storia di Nina, quattordici anni, sguardo disincantato e un’ironia che fa invidia. Una mattina il suo professore d’italiano, reduce dall’ennesima litigata con il figlio, assegna alla classe un tema dal titolo che è tutto un programma: “Genitori & Figli: istruzioni per l’uso”. Due ore per consegnare e un’unica regola da seguire: massima sincerità. Tra gli sguardi perplessi dei suoi compagni di classe, Nina decide subito di stare al gioco. China la testa sul foglio, impugna la penna e ci conduce per mano in quella specie di circo impazzito che è casa Amadesi; fratellini razzisti, padri esiliati a vivere in barca, mamme con l’hobby della danza del ventre, nonne giocatrici d’azzardo, amiche poco affidabili, e uno strano ragazzo, dall’ancora più strano nome, “Ubaldolay”, che un giorno quasi per caso si accorgerà di lei. Questi gli ingredienti di una storia che, da quel giorno, per Nina, non sarà più la stessa… Il risultato ottenuto da Andrea Agnello è quello di un racconto fatto per i teenager, ma anche per le famiglie, allargate e tradizinali, sulla distanza che separa le nuove generazioni dalle vecchie, nel segno dell’incomprensione reciproca. Spunto di riflessione che ha convinto, Giovanni Veronesi, popolare regista della serie “Manuale d’amore”, per dare vita all’omonima commedia, attuale, divertente, incentrata su quelle preoccupazioni che non risentono dello scorrere inesorabile del tempo. Ma anche sul fallimento dei codici che funzionavano quarant’anni fa, segnando la sconfitta dei genitori, che hanno perso l’autorevolezza dei padri e poco se la cavano con la moderna via del dialogo.Genitori e figli
Andrea Agnello
Mondadori