Un manifesto di resistenza botanica, personale e ironico, che partendo dalla polemica contro i giardini oggi di moda offre uno spaccato della nostra società. Umberto Pasti prende in considerazione i giardini dei collezionisti fanatici, ossessionati dalla rarità e particolarità delle specie al punto da scordarsi di trarre piacere dall’aspetto o dal profumo dei fiori.  I giardini delle signore per bene, viziati da un’inventiva asfittica e meccanica, leccati e finti; i giardini miliardari, status-symbol e sfoggio di ricchezza, uno dei massimi esempi di non-giardino perché chi lo possiede non ha un briciolo di passione, e si affida a professionisti dal nome inevitabilmente inglese, i garden-designer; i giardini moreschi, che hanno sostituito il giardino giapponese nel trend esotista occidentale… Per fortuna, in questa valle degli orrori, ci sono anche piacevoli sorprese, come i giardini dei benzinai, quelle aiuole selvagge e imprevedibili, concimate dall’inquinamento, che per qualche bizzarria della natura danno vita a creazioni sorprendenti e toccanti. Ma la sorpresa  più grande è che l’autore ci ricorda che dentro ognuno di noi esiste un giardino: forse diventare giardinieri, imparare a conoscere e rispettare le piante,  entrare a poco a poco nel loro mondo lasciandoci dietro le spalle il nostro di scimmie nevrotiche e consumiste, significa riavvicinarci a quel paradiso  da cui pensavamo di essere stati esclusi: e che invece era qui, intatto, meraviglioso, attorno a noi che non riuscivamo a vederlo. Umberto PastiGiardini e no. Manuale di resistenza botanicaBompiani