Carlo Giuffrè torna in scena con un altro capolavoro del teatro di Scarpetta : “Il medico dei pazzi”. Il protagonista, Felice Sciosciamocca, si reca a Napoli per visitare l’Ospedale dei pazzi che suo nipote Ciccillo afferma di aver costruito, dopo essersi finto medico per spillargli i denari necessari. Denari in realtà utili a saldare innumerevoli debiti di gioco accumulati. Ciccillo, pur di non dire la verità sulla fine del capitale datogli dallo zio, decide di invitarlo alla Pensione Stella spacciandola per l’Ospedale. Infatti data l’eccentricità dei suoi ospiti è convinto sulla riuscita della messa in scena. Ma… Ancora una volta il grande Giuffrè mette in scena una commedia di Scarpetta, rispondendo a tutti quelli che gli domandano perché non recita teatro italiano che Scarpetta è teatro italiano. Ed è proprio questo scetticismo nei confronti del teatro dialettale la ragione delle crisi del nostro teatro. “Recitiamo teatro straniero, provate a leggere in qualsiasi teatro italiano, l’elenco delle commedie in programma , su dieci titoli, otto sono di autori stranieri e solo due italiani (Goldoni e Pirandello)”. Ė questa la battaglia intrapresa dal maestro: evitare che il teatro italiano venga accantonato favorendo autori stranieri le cui tematiche spesso lontane da noi non ci emozionano. Non a caso Carlo Giuffrè nel 1999 ha ricevuto dalla critica il premio “Renato Simoni” perché “restauratore di un repertorio ottonovecentesco non accantonabile, che è riuscito a mantenere vivo nella coscienza e nel cuore degli spettatori…con un marchio costante e inconfondibile di intelligenza critico-storica e di severa, misuratissima originalità espressiva”. E secondo il grande Federico Fellini quello di Giuffrè è “il teatro, quello vero, che funziona da sempre…tutto riposto con passione lucido divertimento da attori, che ti appaiono, e forse sono, come le magiche reincarnazioni dei grandi Pulcinella…nutrendo, forse, nel profondo, la segreta speranza che tutto ciò che hai visto accadere sul quel palcoscenico, spente le luci è uscito dal teatro, tu possa ritrovarlo fuori, nella vita…”.