«Oggi è presto per arrivare a una decisione definitiva. Tra dieci anni, quando ne avrò 90, convocherò una grande riunione e in quell’occasione verrà presa una decisione definitiva. Abbiamo ancora tempo». Così dice il Dalai Lama in un’intervista esclusiva al settimanale OGGI, cheacconta l’incontro con la massima autorità buddista avvenuto nella sua residenza di MacLeod Ganj, nell’India settentrionale.

Il Dalai Lama si è mostrato ottimista per il futuro del suo martoriato Paese, anche se la situazione in Tibet negli ultimi anni è addirittura peggiorata come dimostra il fatto che oltre 100 persone di ogni età, sesso e condizione sociale, si sono date fuoco per protestare contro la repressione di Pechino. E adesso, addirittura, il governo cinese pretende anche di decidere su cosa dovrà accadere alla tradizione dei Dalai Lama una volta scomparso l’attuale.

Tenzin Gyatso è di parere contrario e dice a OGGI: «Fin dal 1969, in una dichiarazione ufficiale, ho affermato che se la tradizione dei Dalai Lama debba o meno continuare dovrà deciderlo il popolo tibetano. Periodicamente mi incontro con i maggiori esponenti delle diverse scuole del buddismo tibetano e nel 2011, nel corso di una di queste riunioni, prendemmo in esame a fondo il futuro dell’istituzione del Dalai Lama. Ovviamente la domanda principale è se questa istituzione dovrà continuare. E, in caso affermativo, come scegliere il mio successore. Da un punto di vista teorico si potrebbe fare come nel caso del Papa, scegliendolo per votazione. Oppure, come è previsto dalla tradizione tibetana, un maestro può indicare la sua nuova incarnazione anche prima di morire».

A OGGI il Dalai Lama racconta anche un gustoso aneddoto della sua giovinezza: «Le persone che sono scelte per preservare il loro lignaggio dovrebbero porre estrema attenzione allo studio e alla pratica. Nel mio caso, per esempio, porto il sacro nome del Dalai Lama, ma quando stavo ancora studiando il mio tutore aveva un frustino giallo. Lui era un uomo molto concreto, non pensava che per un lama importante non fosse necessario studiare, quindi impugnava quel frustino. Io ero uno studente piuttosto svogliato, non molto interessato alle materie di studio, ma a causa della paura del frustino dovevo darmi da fare!», ha detto sorridendo.