Dopo la fortunata prova de Il Giardino dei ciliegi, il regista Marco Bernardi e la sua compagnia ritornano ad Anton Cechov con Il gabbiano, in scena al Teatro Eliseo fino al 14 dicembre.Scritto nel 1895, Il gabbiano, quando venne rappresentato per la prima volta a Pietroburgo, fu un fiasco. Due anni dopo, solo l’appena nata compagnia di Stanislavskij riuscirà nell’esaltazione dei grandi temi che contraddistinguono Il gabbiano.  Il conflitto generazionale, l’amore, il fallimento, la ricerca del successo e la morte sono solo alcuni degli “ingredienti” che hanno reso questo testo uno dei più rappresentati. “Mi piacerebbe che questo Gabbiano riuscisse veramente rotondo, vero (concetto molto pericoloso a teatro), come Cechov l’ha scritto.” Continua Bernardi: “Intenso e misterioso. Come la vita.”  Così, il regista, ha deciso di affiancare Fausto Malcovati nella traduzione del testo. “Cechov vive e vivrà sulle scene di tutto il mondo solo se parlerà con il linguaggio del pubblico in sala”, afferma Malcovati.Marco Bernardi è riuscito, con questo Gabbiano, a tradurre in scrittura scenica il testo nella sua completezza. A facilitargli il compito la pregievole compagnia guidata da Patrizia Milani (Irina) e Carlo Simoni (il fratello di Irina) affiancati da Maurizio Donadoni (lo scrittore Trigorin) ed i giovani Massimo Nicolini (Kostantin) e Gaia Insenga (Nina).