“Il gioco dell’angelo” di Carlos Ruiz Zafòn ha una trama ricchissima, ma ripercorre le tappe obbligate: libri, scrittori, vite intrecciate e richiami precisi. Precisi come quelli alle “Grandi aspettative” di Dickens e come i suggerimenti di eterna giovinezza alla Dorian Grey.Siamo nella Barcellona, sempre suggestiva, ad inizio secolo, David Martin è cresciuto con un unico grande sogno: diventare scrittore. I suoi inizi, tuttavia, non sono all’altezza delle aspettative, e dopo un’infanzia piena di durezze il solo posto di lavoro che riuscirà a trovare sarà presso un piccolo giornale, La voce dell’industria, come contabile. Qui, per una strana combinazione, avrà occasione di pubblicare un racconto, il primo di quella che diventerà una fortunata serie: I misteri di Barcellona. Insieme al successo (e all’invidia dei colleghi) arriverà anche lo strano interessamento da parte di un potente ed ambiguo personaggio, Andreas Corelli, che provvederà non poco a stravolgere l’esistenza di David: dapprima gli darà appuntamento in una casa di Barcellona che, come David scoprirà successivamente, non esiste più da anni; in seguito, gli restituirà la copia che David aveva smarrito di Grandi Speranze, il capolavoro dickensiano su cui il giovane aveva intessuto i suoi primi sogni di lettore; ma soprattutto gli predirà il futuro di un amore tra lui e una ragazza, Cristina. Quello che l’enigmatico Andreas non saprà o non vorrà preconizzare a David è che la sua vita è in grave pericolo. E il modo per sfuggire alla morte sarà creare per lui un’opera incredibilmente sublime e blasfema, la cui creazione scatenerà forze e reazioni poco controllabili.Tra pregi e difetti dovuti alla corposità del libro, l’impressione finale è quella di trovarsi in un romanzo dentro il romanzo, catturati dalla fitta rete di storie che si dipanano da un patto mefistofelico. Dopo la puntata nell’immancabile Cimitero dei Libri dimenticati.Il gioco dell’angelo
Ruiz Zafón Carlos
Mondadori