É Napoli la città italiana dove è maggiore il rifiuto dei capi d’abbigliamento “made in china”, fino a qualche anno fa gettonatissimi. I dati raccolti dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, mostrano infatti che  ben il 53,6% dei partenopei non compra vestiti se si accorge dall’etichetta che provengono dal paese orientale. E se si pensa che solo il 5,5% non le guarda quando fa shopping, il dato diventa ancora più importante.Meno attenzione si presta a Milano: il 33,3% dei milanesi acquista capi d’abbigliamento anche se si accorge che è made in China, mentre il 42,7% non lo prende e il 20% cerca una possibile alternativa. Ancora più sbadati i romani, che fanno meno caso alla provenienza. Qualora si accorgano dell’etichetta “made in china”, il 42,7% compra ugualmente il capo.Carlo Edoardo Valli, Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza, ha così commentato: “La moda e il design sono componenti essenziali per la nostra economia, ma ancor più espressioni culturali che hanno fatto il Made in Italy. Sono simboli portatori di significato per la nostra società, e sono convinto che finché le nostre creazioni continueranno ad essere impregnate di cultura potranno essere di qualità e riconosciute nel mondo. Per valorizzare ancor più la moda italiana credo che sia necessaria un’etichetta intelligente, garanzia di trasparenza e tracciabilità del prodotto dal tessuto grezzo alla lavorazione finale”.