È che noi donne siamo fastidiose. Ci abbiamo la fastidiosità inserita nel DNA. Sarà che il cuore ci batte più veloce e diventiamo insofferenti. Abbiamo bisogno che il nostro Re magio ci dica delle robe. Ma non robe qualsiasi, tipo: “Guarda che scade il bollo dell’auto”. Parole d’amore, dannazione. Agogniamo l’assoluto. Vogliamo credere che siamo fatti l’uno per l’altra.
Qualche giorno fa mi sentivo molto Perla di Labuan, così ho mandato un SMS al mio Sandokan personale “Ti amo” ho scritto. Un po’ scontato, ma sempre attuale. Bastava che mi rispondesse: “Anch’io”. Son poi sei lettere. No, lui no. La mia tigre di Mompracem mi ha risposto: “Prendo atto”. Ho dovuto alzare il gomito con la Soluzione Schoum per liberarmi dalle scorie emotive. E io che una volta credevo nel principe azzurro. Coi capelli di polenta e gli occhi a lago. Due Bolsena e Bracciano. Che mi citofonava al portone posteggiando il cavallo bianco di lato al cassonetto. Sono passati trentotto anni e ancora non l’ho trovato. O son cretina o comincio a dubitare che sia una specie protetta… In questo divertente passo Luciana Littizzetto ironizza sulla tendenza tipicamente, ma forse non solo, femminile a cercare il partner ideale, che, di per sé, non esiste, se non come prodotto della nostra mente. A volte accade di trovare qualcuno che riproduce alcune delle caratteristiche del nostro ideale e ci diciamo: “Ecco, finalmente ho trovato il mio principe azzurro ( o la mia principessa)”.  Ma, mentre iniziano a scorrere i titoli di coda sulla colonna sonora, che parte dopo il classico “…e vissero felici e contenti”, subito gli spettatori di questo bel film vengono richiamati da una discussione e cosa vedono? Il principe e la principessa che, fino a pochi secondi prima si abbracciavano teneramente, giurandosi amore eterno ed ora si accusano a vicenda di inganno: il principe non possiede un cavallo bianco, ma un ronzino nero e la principessa è in realtà solo la figlia del cuoco di corte.
 Per uscire dalla metafora, a volte nelle discussioni di coppia si usano espressioni come: tu non sei l’uomo/la donna che ho conosciuto, sei una delusione, pensavo fossi una persona diversa, come è possibile che tu sia cambiato-a così?
In realtà spesso l’unica autrice dell’inganno è la mente di chi ha prodotto l’immagine del partner ideale ed ha cercato di applicarla a quello reale. Gran parte delle discussioni tra uomo e donna derivano dal fatto che non si accetta l’altro per come è, ma si sovraccarica di aspettative, che vengono spesso inevitabilmente deluse.
 Accade anche che uno dei due cerchi di assomigliare al principe o alla principessa che è nella mente dell’altro, ma solitamente questo sacrificio è inutile. Per quanto si faccia, non si può competere con un’immagine ideale.
E allora che fare? Chiudiamo l’immagine del principe azzurro nel baule dove abbiamo riposto i nostri giocatoli e rivolgiamoci con la mente ed il cuore verso il nostro partner, lasciamoci stupire dalla sua diversità e scopriremo con piacere una dimensione finora a noi sconosciuta.
“Un grande matrimonio non si ha quando “la coppia perfetta” si mette insieme. Si ha piuttosto quando una coppia imperfetta impara ad apprezzare le differenze tra lui e lei”.