Gareth Pugh, è lui l’astro nascente del firmamento della moda d’oltre Manica. Estroso, ribelle, un vero designer di nuova generazione: il suo modo di fare e concepire la moda rinnova completamente ogni concezione fin ora anche solo immaginata. È un vero e proprio iconoclasta dell’haute couture. Da molti definito il degno erede dei vari John Galliano e Alexander McQueen, questo enfant terrible della moda post-moderna è riuscito in ciò che si pensava ormai impossibile in questo mondo: stupire.

Nato a molti chilometri di distanza dai centri nevralgici della vita mondana e creativa – a Sunderland, un porto della costa settentrionale. A soli 14 anni riesce ad ottenere la possibilità di frequentare uno stage estivo come aiuto costumista presso il National Youth Theatre, mentendo sulla propria età. Grazie ad una borsa di studio riesce a laurearsi alla Central Saint Martins di Londra, una delle più prestigiose scuole di moda al mondo.

Ben presto il suo stile visionario ed un talento davvero invidiabile lo porteranno sulla copertina di “Dazed and Confused”, una delle più prestigiose riviste di moda inglesi, oltre che dietro le quinte, si fa per dire, di “The Fashion House”, reality show dedicato alla moda.

Teatrali, misteriose e surreali, a metà strada tra punk e glam rock, ma anche fantastiche e decisamente fetish, le sue creazioni sono vere e proprie opere d’arte. Un inno rivoluzionario alla creatività priva di barriere e pregiudizi. Pugh manda in passerella (scena?) donne senza volto, dai volumi drammatizzati ed acuti, eppure pieni di grazia ed armonia, mai volgari.

Latex, vernice, pvc, ma anche molte pellicce abbondano sui suoi abiti, che spesso sembrano intrappolare le modelle anziché vestirle. Il contrasto non è solo tattile. Gareth Pugh ama giocare su contrasti visivi basati sul bianco e nero, ma anche con violente sferzate di oro e argento.

Sebbene la sue creazioni non possano essere definite letteralmente prêt à porter, il suo genio ed il suo estro rappresentano una continua linfa vitale per il mondo della moda.