Estimatori e non di David Lynch preparatevi. Trascorsi cinque anni dall’uscita di “Mulholland Drive” è giunta l’ora di immergersi nelle oniriche atmosfere dell’ultima allucinazione di colui che “è capace di intrattenere con i suoi film un vasto pubblico che spazia dal professore universitario alla cassiera”.

INLAND EMPIRE, questo il titolo, esce nelle sale italiane il 9 febbraio. Ma andiamo con ordine. Il film dura circa 180 minuti e se andate al cinema con l’idea di rilassarvi, avete completamente sbagliato. Per chi conosce le atmosfere dei film di Lynch ciò è cosa nota ma per chi fosse tentato ad accostarsi per la prima volta al genere lynchiano è bene che lo sappia in anticipo. Munitevi di attenzione ed entrati in sala vi accorgerete come il pubblico presente già dopo le prime scene inizierà a respirare all’unisono. La magia ha inizio.

Raccontare la trama di INLAND EMPIRE è cosa ardua e secondaria. Vi basta sapere che assisterete alla produzione di un film in cui l’attrice protagonista Nikki Grace, la bravissima Laura Dern, si ritrova sospesa tra sogno e realtà, passeggia sulla sottile linea di confine del passato col futuro ma soprattutto ha una missione da compiere. Una struttura all’apparenza illogica, un movimento di camera frenetico, il buio protagonista rotto da lampi di luce rivelatori ed infine musiche e suoni che sembrano provenire da un mondo lontano, permettono allo spettatore di fluttuare tra le onde minacciose di questo mare chiamato “film”. Durante la proiezione avrete la sensazione che l’occhio freddo delle telecamera stia fissando anche voi ma che allo stesso tempo siete voi a dirigere il suo sguardo per mezzo di primissimi piani su questi personaggi tanto enigmatici quanto comprensibile perché universali.

Usciti dalla sala non scervellatevi a cercare di rimettere in ordine nella vostra mente ciò che avete visto ma pensate piuttosto a ciò che Lynch ha “tentato” di trasmettervi. Un film in cui protagonista è il cinema. Un film in cui il tema conduttore è il male manipolatore e subdolo. Un film in cui la purificazione è l’obiettivo. Il cinema diventa così un mezzo di purificazione per sconfiggere, si fa per dire, il male.

Da vedere e…rivedere!