Il consueto appuntamento con la Sinfonica di Roma all’Auditorium della Conciliazione è stato caratterizzato in apertura dall’esecuzione della Sinfonia n. 38 K 504 di Wolfang Amadeus Mozart.Eseguita per la prima volta nel gennaio del 1787 al teatro dell’Opera di Praga, la composizione che è nota cn il sottotitolo di “Praga”  non prevede il minuetto come intermezzo tra andante e finale. Sicuramente  una scelta fa parte di Mozart per accontentare il pubblico praghese che preferiva la forma in tre tempi.  Complessa e ricchi di espressività, la Sinfonia alterna momenti di riflessione a ritmi incalzanti e briosi suscitando grandi emozioni. L’ Adagio dai caratteri a volte drammatici si contrappone all’Allegro dai ritmi sincopati e incalzanti con trombe e corni in primo piano. L’Andante si basa su un tema pastorale. Chiude il Presto ricco di contrasti che vengono risolti brillantemente in un’atmosfera serena e positiva. La Sinfonia n. 7 di Ludwing Van Beethoven ha “deliziato” il pubblico dell’Auditorium durante la seconda parte del concerto. Scritta a distanza di tre anni dalla Sinfonia n.6 “Pastorale”, tra il 1811 ed il 1812, non ha una linea di continuità con le precedenti. Infatti per il compositore tedesco con la Settima inizia un nuovo capitolo della sua vita. La prima esecuzione ebbe luogo l’8 dicembre del 1813 nella sala grande dell’Università di Vienna per un concerto di beneficenza. Richard Wagner nella sua “L’Opera d’arte dell’avvenire” così scrisse di questa sinfonia: La sinfonia è l’apoteosi della danza: è la danza nella sua suprema essenza, la più beata attuazione del movimento del corpo quasi idealmente concentrato nei suoni. Beethoven nella sue opere ha portato nella musica il corpo, attuando la fusione tra corpo e mente.