Protagonista inquietante e sostanzialmente infelice è un’anziana e ricca signora, gravemente malata, interpretata da Ludovica Modugno, capace di vibrare d’ironia e di rabbia, di testardaggine e di generosità, all’unisono con questo ambiguo e mutevole personaggio.  Affidata alle cure di una badante ucraina dai figli, troppo impegnati per poterle dare assistenza, la donna dapprima rifiuta questa presenza estranea in casa sua, per poi rendersi conto che è proprio la badante, vivace e disinteressata, sinceramente in ascolto delle sue confidenze e dei suoi ricordi, a tenerla legata alla vita. Così, in un gesto di riconoscenza verso di lei e di cinica vendetta verso l’inettitudine e l’indifferenza dei figli, la signora sceglierà di nominarla sua unica erede. Il testo, che si muove tra simbolismo e realismo, è una limpida rappresentazione della nostra società, diventata un corpo vecchio come quello dell’anziana protagonista, che sembra potersi rianimare solo con l’innesto vitale ed incontaminato di persone ancora immuni dalla folle corsa al benessere che ci ha resi aridi e sterili. Roma, Teatro Valle
dal 31 marzo al 9 aprile