Con la sua caratteristica dimensione semi-seria, l’artista è capace di condurci in questo specifico mondo i cui esponenti hanno introdotto nel pensiero e nella prassi ebraica una sorta di profondità/levità nuova, vagamente astratta e a volte apparentemente non-sense, che ben si affida alla vena inconfondibile di Moni che, pur moderna, si mantiene nel solco di una saggezza profondissima, assolutamente fondamentale per capire lo spirito più acuto dell’umorismo ebraico. Non manca tuttavia l’Ovadia raffinato musicista che, per la prima volta, si accompagna da solo con la chitarra riuscendo a dare all’interpretazione una dimensione piccola, raccolta, interiore, bellissima. Irrinunciabile a completare lo spettacolo, un quartetto di musicisti di diversa provenienza che esegue musiche di contaminazione zingara, slava e kletzmer: una fisarmonica, il clarinetto, un cymbalom e il flauto, sono capaci insieme di rimandare, attraverso varie miscele sonore, a quel mondo yiddish che è parte integrante del percorso culturale dell’autore. Da artista colto quale è, Moni Ovadia presenta un lavoro ricco di curiosità, citazioni in lingua ebraica, giochi di parole e derivazioni filologiche che sostengono la sua straordinaria capacità di affabulazione, la sua ironia sottile, il suo tono sempre contenuto, misurato ed equilibrato. Ma i temi toccati saranno diversi e pieni di spunti – dall’importanza della traduzione nella comprensione dei testi, al concetto di straniero, l’idea di identità, il nazionalismo con uno sguardo sempre rivolto al mondo ebraico in quanto minoranza all’interno della grande civiltà occidentale. Centrali inoltre gli aspetti odierni della convivenza tra ebrei e cristiani e gli elementi di contatto e di vicinanza tra le due culture. Vestito di scuro e con in testa la sua immancabile kippà, questa perfetta figura di ebreo errante, si propone con la sua imponente fisicità come una giusta fusione di parola scritta e racconto orale imprevedibile per natura e particolarmente interessante. Salomon Ovadia, detto Moni, è infatti considerato il più carismatico ambasciatore della cultura yiddish: nato a Plovdiv, in Bulgaria, da una famiglia ebraica, questo artista poliedrico studia a Milano, dove incomincia la sua attività come cantante e musicista fino a raggiungere, attraverso i suoi lavori, persino un vastissimo pubblico. ROMA – Teatro Quirino dal 9 al 14 maggio 2006