Un po’ Agatha Christie, un po’ Conan Doyle, un po’ Matthew Pearl e Dan Brown. Nell’ultimo romanzo della scrittrice inglese Gerri Brightwell, La casa dei segreti (Newton Compton editori ), gli archetipi del thriller si mescolano con disinvoltura. I colori, i dialoghi, l’estetica dei personaggi sono prestiti della grande tradizione giallistica otto-novecentesca ma il gusto per il macabro, la suspense ipertesa e l’elaboratezza dell’intreccio risentono dell’evoluzione narrativa che il genere “mistery” ha conosciuto negli ultimi decenni. La storia è ambientata nella Londra fin de siècle dei sobborghi malfamati e fuligginosi, degli Sweeney Todd e degli Squartatori. È il 1893 e nella sua distinta dimora l’anziana signora Bentley sta morendo. Al suo capezzale accorrono dalla Francia il figlio Robert e la sua bellissima moglie. Mr. Bentley è un illustre studioso di antropometria, la nuova scienza che studia le relazioni tra le misure corporee e gli impulsi psichici più nascosti. La sua giovane consorte è tanto affascinante quanto misteriosa. A casa Bentley arrivano improvvisamente due donne: Jane, la nuova cameriera, un’orfana schiva che ha tutta l’aria della fuggiasca; e Victoria, sedicente vedova del defunto fratello di Robert. Appare subito chiaro che le nuove venute hanno un secondo fine: entrambe cercano qualcosa. All’aura di mistero che circonda le due sconosciute si aggiunge lo svelamento, poco alla volta, dei trascorsi di Mrs. Bentley. Quando poi un ladro si intrufola nello studio di Robert per saccheggiare le sue carte, l’oggetto del desiderio si rivela essere la professione del padrone di casa: quella strana e scomoda disciplina che indaga le più efferate pulsioni criminali a partire dall’osservazione dei corpi. Un campo di studio che, purtroppo, non pone al riparo dai pericoli nascosti nei vicoli bui di Londra …La Brightwell, alla sua prima prova come scrittrice di gialli, svela il suo talento nel costruire non solo un plot avvincente ma un contesto storico dettagliato e suggestivo. Il suo è un omaggio al fascino torbido dell’Inghilterra vittoriana, quella fucina di intrighi salottieri, violenze urbane e convenzioni infrante che ha ispirato e continua ad ispirare generazioni di narratori.