Un’apertura di stagione che celebra la grande tradizione del Teatro Italiano, quella del Teatro Valle di Roma, che dedica alla nostra drammaturgia, di ieri e di oggi, la sua ricca e diversificata proposta di spettacoli.
Avviato come studio in occasione del Carnevale del Teatro diretto da Maurizio Scaparro, lo spettacolo La Donna Serpente di Carlo Gozzi approda adesso sulle scene del Valle, dopo aver visto il suo compimento alla Biennale di Venezia.

Supportato dal fervido creatore di immagini Graziano Gregori, Giuseppe Emiliani, che qui firma la regia e l’adattamento del testo, sceglie di far rivivere quest’opera in una dimensione metateatrale, attraverso le immaginarie prove di un gruppo di attori degli anni Trenta o ‘giù di lì’.
Al realismo della rappresentazione della società borghese veneziana, Gozzi opponeva un teatro di fantasia e di immaginazione e, con fare aristocratico, l’autore offriva gratuitamente alle compagnie le sue Fiabe teatrali, in opposizione al rivale Goldoni che del teatro aveva fatto la sua professione.

Se il tempo ha visto prevalere, almeno in termini numerici, l’interesse per il ‘realismo’ goldoniano, non si può non trovare stimolante il giudizio del De Sanctis che scriveva: “Gozzi parea a quel tempo un retrivo, e Goldoni un riformatore; pure avrei desiderato a Goldoni un po’ di quella fibra rivoluzionaria ch’era in quel retrivo”.

La fantasia di Gozzi, le cui commedie sono state anche la base per diverse opere musicali – basti pensare alla Turandot di Puccini – si scatena qui in un gioco scenico che ha come evidenti obiettivi l’incantesimo, la composizione magica, il ‘mirabile’.

La caleidoscopica trama vede, nel suo nucleo centrale, la fata Cherestani farsi mortale per amore di un re, e divenire serpente a causa di un incantesimo da cui sarà liberata solo dal bacio dell’amato.
Marcello Bartoli, affiancato da un gruppo di instancabili attori, è il mesto capocomico della compagnia, ma entra ed esce con sicurezza anche dai confini della recita nella quale interpreta il ruolo di Pantalone. Nel labirintico intreccio del testo, Gozzi è abilissimo nell’alternare ironia drammatica a comica tensione e lo spettacolo ben asseconda la vena dell’autore con un trionfo di mutamenti scenici a vista, costumi esuberanti, a firma di Carla Teti, metamorfiche sfumature sonore e spettacolari che non possono non coinvolgere e incantare per la trascinante freschezza d’invenzione e la ricchezza debordante di soluzioni espressive.

Roma, TEATRO VALLE
dall’ 11 al 22 ottobre 2006