In occasione della ricorrenza di San Pietro e Paolo domani 28 giugno alle ore 21.30 il cielo di Castel Sant’Angelo tornerà ad illuminarsi di luci cadenti ripercorrendo l’antico incanto di una tradizione ritrovata.
 Immortalata nelle stampe del Piranesi e dai grandi pittori del passato, “La Girandola di Castel Sant’Angelo” si ritrova già nei Racconti dei Maestri delle Celebrazioni Liturgiche dei Papi di un tempo, come ad esempio Paride De Grassis, il Servanzio, ed il Mucanzio vissuti tra il 1500 e il 1600.
Oggi, grazie ad un apparato tecnologico sofisticatissimo che si avvale di centraline radio per l’accensione dei fuochi, 18 tecnici ed un progettista sono in grado di far fronte – in assoluta sicurezza per loro e per l’ambiente circostante – ad un lavoro che in passato vedeva il coinvolgimento di oltre 100 uomini, con un notevole risparmio anche sui costi della manodopera che altrimenti sarebbero proibitivi.
 Ma cos’era la Girandola? Introdotta a Roma nel 1481 per celebrare il pontificato di Papa Sisto IV è poi stata utilizzata per celebrare le principali festività dell’anno. Spiegare cosa fosse la Girandola e ciò che rappresentò per oltre trecento anni è complicato, così come sarebbe riduttivo definirlo un semplice fuoco d’artificio, perché la Girandola era un evento che richiamava spettatori da tutta Europa, un appuntamento dove accorrevano stranieri di ogni grado e ceto sociale fino al 1861, quando i capricci del tempo e della memoria hanno poi relegato nel dimenticatoio questo antico momento di festa durante il quale il Castello diventava un palcoscenico per gli spettatori sull’altra riva del Tevere.
Fra i tanti “maestri” che contribuirono nel tempo, con la loro arte, a rendere la Girandola un evento sempre più spettacolare pare si sia cimentato – secondo un’ipotesi su cui sono tutt’ora in corso studi e ricerche per dimostrarne la veridicità – anche Michelangelo Buonarroti, nel periodo in cui lavorava su committenza di Papa Giulio II.