La commedia, scritta nel 1912, da due dei più rappresentati autori del, vaudeville, racconta di Gobette, diva del teatro di varietà, che introdotta nell’abitazione di un noto magistrato di provincia viene scambiata per la moglie di costui nientemeno che dal Ministro della Giustizia, ufficiosamente in visita per verificare la moralità nella magistratura. La Presidentessa Gobette, una volta sedotto il ministro farà promuovere il magistrato nella capitale favorendogli una carriera vertiginosa. Gigi Proietti, che firma l’adattamento del testo e ‘a regia dello,spettacolo, sposta l’azione dalla Francia all’Italia, rendendo più riconoscibile una storia che presenta vezzi e vizi del potere e dell’ umana natura attraverso una girandola di equivoci, scambi, agnizioni. La messa in scena rispetta fedelmente la struttura del testo, applica i canoni fondanti del vaudeville basati sul ritmo e sull’esattezza e privilegia il naturalismo nella recitazione presentando i personaggi nella loro vitalità più che nell’esposizione topica di comportamenti. Una scelta che amplifica le possibilità comiche, facendo oscillare l’attenzione e il divertimento dello spettatore tra la situazione dipanata dall’intreccio e la costruzione di ogni singolo personaggio. L’ambientazione si colloca tra la provincia e la capitale in piena età giolittiana, ove si odono in lontananza echi di sentimenti secessionisti e di colonialismo, i primi mutuati da spunti inequivocabili presenti già nel testo francese. L’adattamento cerca di sottolinearli non senza una velata intenzione satirica che rimane tuttavia sullo sfondo di un racconto che si propone soprattutto di divertire.