Il mistero dell’alchimia creativa, condotta da Prospero con sapienza artigianale e’ la distaccata vendetta del suo esilio.
La Tempesta e i suoi personaggi suggeriscono un percorso scenico che si snoda nel labirinto estremo dell’immaginazione, lasciandosi cullare dalla necessità di alludere, indicare, plasmare e far risuonare memorie e realtà apparentemente sconosciute. Il gioco scenico e quello dell’anima, procedono legati dal filo invisibile dell’alchimia teatrale.

Ma La Tempesta non è soltanto un gioco scenico. E’ anche e sopratutto un percorso spirituale, un messaggio poetico dai contorni ben delineati.
L’esilio di Prospero, subito e non cercato, suggerisce di raccontare questa storia in un luogo senza confini e senza spazio. Dalla scena, che rappresenta un’isola senza inizio e senza fine dove ogni cosa vive come sospesa, alle immagini che nascono in essa, al corpo dei personaggi che vagano senza tempo e senza confini. Tutto cerca di rispondere al criterio di creazione di immagini viste con lo sguardo distante e al tempo stesso vitalissimo dell’Anima.

L’isola di Prospero è l’anima ormai esclusa dell’uomo.
A quindici anni dalla prima edizione Tato Russo ripropone la sua Tempesta di Shakespeare nel riallestimento di quello stesso spettacolo che ottenne un tal clamoroso successo di pubblico e di critica da rimanere per anni impresso nella memoria di molti.

Lo spettacolo, austero, monumentale, coerentemente pensato, solidamente strutturato e scenicamente ricco di invenzioni è un approccio non convenzionale alla drammaturgia di Shakespeare, e affascina per idee, macchinazione, interpretazioni e per la sua sintassi scenica complessa ma ben congegnata: una grande Liturgia della Poesia,una grande “Missa solennis” del Teatro, quasi un trattato barocco sull’amore, sulla virtù e gli infiniti del palcoscenico, rito fascinoso per chi quell’amore offizia volta per volta sulla scena, rito del rinnovamento, della frenesia della creazione poetica, della fantasia sfrenata dell’autore demiurgo, che rende alla fine l’opera una grande allusione sulla vita e insieme un grande apologo sul teatro. E mentre i lari del teatro e gli strumenti d’esso diventano gli spiriti della magia ritualmente officiata, l’intera maessinscena sembra correre dietro l’espressione d’un sacramento d’Arte propinato allo stremo della propria creazione artistica e del proprio fervore poetico.

ROMA, TEATRO ARGENTINA
dal 28 Febbraio all’11 marzo 2007
martedì, mercoledì, venerdì, sabato, ore 21,00
giovedì e domenica, ore 17,00
durata: 2 ore e dieci minuti con intervallo


Info
ufficio promozione teatro di roma: Tel. 06.68.40.00.346 – fax 06.68.40.00.360, promozione@teatrodiorma.net; www.teatrodiroma.net
biglietteria teatro argentina: tel. 06.68.40.00.313 (ore 10-14; 15-19, lunedì riposo), prezzi: da 10 a 26 Euro