Quando il caldo ti attanaglia, difficilmente si riesce ad avere le idee chiare. La Sicilia in agosto, stretta tra pietre infuocate e mare, è il quadro che incornicia l’ennesima storia del commissario Montalbano: “La vampa d’agosto” per Sellerio Editore, nella collana “La memoria”, 11,00 euro, pagine 271. Mi spiace dirlo ma questo racconto non vi piacerà. Il caldo soffocante della bella ed immaginaria Vigata è reso talmente tanto bene da appesantire anche la vicenda umana del protagonista: il lettore si ritroverà un commissario Montalbano sempre più malinconico e preda dei pensieri appassionati, eppure così umanamente fragili. Un personaggio che Camilleri ha deciso di far invecchiare spingendolo con forza davanti alle proprie debolezze, che sembrano appartenere più al suo autore ultraottantenne che si interroga su di sé e sul proprio futuro. Il meccanismo d’investigazione è ancora perfetto con un protagonista istintivo e con gli immancabili Fazio e Catarella che lo accompagnano nella ricerca del misterioso caso di una donna morta sei anni prima. In un parallelismo ambiguo e cruciale, le stanze buie della villetta dove viene ritrovato il corpo nascondono molto di più di quello che è dato immaginare: Montalbano dovrà pazientemente ricostruire una fitta ragnatela di parentele pericolose, collusioni tra mafia e politica, tra mafia e imprenditoria, tra politica e banche, tra banche e riciclaggio e usura, in cui ogni personaggio ha una macchia oscura da nascondere per poter sciogliere ogni dubbio. Un giallo che, sì, rispecchia i romanzi precedenti, ma sprofonda nel finale a cui, come dice Salvatore Nigro nella copertina, il lettore vorrebbe forse non arrivare mai. La vampa d’agosto toglie il fiato anche al suo lettore che superate le torbide atmosfere del romanzo resta con una sensazione di vuoto.