Era il 1989 quando Christopher Hampton  vinse l’oscar come miglior sceneggiatore per il film di Stephen Frears “Le Relazioni Pericolose” (con John Malkovich, Glenn Close e Michelle Pfeiffer tutti candidati all’oscar), sceneggiatura che nella versione teatrale originale è stata messa in scena in Italia solo nel 1994 con la regia di Mario Monicelli.  A distanza di vent’anni da quell’Oscar ecco di nuovo in scena a Roma, nel suggestivo spazio del Teatro Sala Uno, questo piccolo capolavoro di scrittura, proprio nella stessa versione di Hampton. Con la regia di Rinaldo Felli, a dare vita agli intriganti e affascinati protagonisti, sono Francesco Mastrorilli nel ruolo di Valmont, Cristina Nicolini in quello di M.me Merteuil e Sabrina Paravicini  in quello di M.me De Tourvel. Ad impreziosire ulteriormente l’allestimento scenico, si aggiungono i costumi creati e realizzati da Bettina Bimbi, Rita Carta e Maria Spinarelli, e le musiche originali di PierLuigi Pietroniro L’impeto della vicenda vede il suo svolgimento negli anni precedenti alla Rivoluzione Francese, quando una nobiltà corrotta e inconsapevole della propria debolezza è ancora barricata nelle idee illuministe e in un perbenismo ipocrita. Tra le crepe di questo castello, o meglio delle sue camere da letto, irrompe una malvagità sensuale e calcolatrice che rende ogni relazione un pericolo. Baudelaire riferendosi al romanzo epistolare afferma che: “se questo libro brucia, non può bruciare che come brucia il ghiaccio”. Qui non i sensi sono corrotti, è corrotto l’intelletto dalla deliberata e assidua volontà del male. Non il Male convenzionalmente definito, perché quest’ultimo non esiste nella natura umana, bensì, come postulato da Agostino d’Ippona, l’assenza di bene.  Nel caso del romanzo, questa assenza si esplica attraverso il controllo e l’annullamento dei sentimenti, principalmente quello dell’amore. E’ la condizione di Valmont che, come Lucifero, da angelo si è fatto demone per assecondare il proprio Dio interiore e soprattutto Madame Merteuil, altro demone che, negli anni, ha assunto la capacità di controllare perfettamente i propri sentimenti e di metterli al servizio dell’intelletto per il raggiungimento di un unico scopo: dominare e possedere la vita degli altri.  L’assunzione del potere assoluto attraverso il trionfo della ragione. Lo scontro con il candore di Madame Tourvel non farà altro che esasperare questa lotta umana e porterà al tragico epilogo che confonde vincitori e vinti.  Ma di una cosa si è certi: l’assenza di bene ha trovato le sue vittime da sacrificare. Il contrappunto costante tra le formalità aristocratiche e l’ardore dell’intimità nelle camere da letto ha molto valore nella regia fino alla cura dei dettagli, con la riproduzione fedele di usi e, soprattutto, costumi dell’epoca realizzati per l’occasione.  Lavoro diametralmente opposto ma altrettanto curato per le musiche, pensate per raccontare gli intrecci che si verificano nel testo tracciando però una linea trasversale che va da allora ad oggi  e ricercando una corrispondenza caratteriale tra i tre personaggi principali e le sonorità del trio strumentale: ecco che, quindi, la spregiudicatezza di Madame Merteuil rivivrà nelle basse frequenze del violoncello, l’apparentemente distaccato e superficiale Valmont griderà la sua disperazione finale con le note del sax soprano e, infine,  le note sospese del pianoforte sottolineeranno la solitudine di Madame Tourvel. TEATRO SALA UNO
Roma – P.zza di Porta S. Giovanni, 10
Info e prenotazioni Tel/Fax +39 06 7009329