In scena fino al 19 novembre al Teatro Argentina di Roma, “Le voci di dentro”, testo di Eduardo, incentrato sull’ambiguo rapporto sogno-realtà e sul tema della famiglia, specchio di una società poca fiduciosa che ha smarrito gli ideali di fratellanza e pietà. Dopo il successo di “Napoli milionaria!” continua il sodalizio artistico tra Luca De Filippo e il regista Francesco Rosi.
Agoranews ha incontrato il protagonista di questa “tarantella” (definita così dallo stesso Eduardo) in tre atti.

La commedia “Le voci di dentro “ tratta il tema del sogno. Qual è il suo sogno ricorrente?
Avevo un sogno ricorrente quando ero bambino, ma adesso non più. Ora sogno molto, faccio anche dei bei sogni ma sfortunatamente non li ricordo.

Il lato del suo carattere che preferisce e quello che meno preferisce.
Il lato bello del mio carattere è il tentare di approfondire e di capire il più possibile le cose che mi circondano, analizzando queste una alla volta in maniera quasi maniacale. Mentre il lato brutto del mio carattere è la pigrizia con la quale cerco di convivere facendo il meno possibile.

Quale è il suo rapporto con il cinema?
Penso che il cinema sia uno strumento magnifico. Ne ho fatto poco perché mi dedico prevalentemente al teatro. Mi piacerebbe fare del cinema ma purtroppo quando mi contattano ho sempre altri impegni dovuti alla mia professione di attore e di produttore.

Come vede e che cosa augura alla gioventù di oggi.
Tutto il bene possibile essendo io padre di tre figli che fanno parte di questa generazione. Una generazione che più di quelle passate ha la testa sulle spalle ma che purtroppo ha ereditato un modo molto duro da vivere.

Suo padre definì Massimo Troisi “comico del futuro con le radici nel passato”. Lei vede nel panorama attuale un attore con queste doti?
No, purtroppo non vedo paralleli con Troisi.

Nelle scorse stagioni teatrali abbiamo visto due grandi attori interpreti del teatro di Eduardo: Silvio Orlando (Questi fantasmi) e Toni Servillo (Sabato, Domenica e Lunedì). Quale caratteristica preferisce di questi due attori?
Silvio Orlando si dà come attore con grande spontaneità mentre Toni Servillo è un attore più costruito, avvezzo alla “metodologia teatrale”, cioè si vede cha ha avuto dei precedenti di teatro che lo hanno portato a strutturarsi in un determinato modo.

Come vede la situazione attuale del teatro?
Il discorso è molto lungo e andrebbe preso da più punti di vista. Il teatro non è in brutte acque. Quando si propongono degli spettacoli validi che interessano al pubblico o che sono interessanti, due cose tra loro completamente diverse, avviene che le sale sono piene dimostrando una vitalità teatrale di un certo spessore. Mi pare che il teatro in Italia sia ad un buon livello mediamente ma non c’è un grande desiderio ad andare a teatro da parte del pubblico. Oggi come oggi dopo Pirandello, Eduardo e Dario Fò non ci sono autori contemporanei all’altezza di questi tre. Quindi automaticamente noi che facciamo teatro abbiamo il dovere di portare avanti il teatro stesso con grande professionalità finché non arriverà un altro autore capace di dire cose importanti.

Negli scorsi giorni Roma è stata protagonista della Festa del Cinema, lei vedrebbe una Festa del Teatro?
Certo che la vedrei, tutto quello che possa aiutare il teatro ben venga. Il teatro, unica risposta vera alla televisione, è uno spettacolo dal vivo. All’interno di una sala teatrale c’è aggregazione, discussione e grande democrazia in quanto c’è uno scambio continuo di idee. Si chiede e si dà il meglio di sé stessi. E’ un mezzo straordinario che ti fa crescere dal punto di vista umano.

Ricordando il suo debutto a sette anni, rispetto ad allora l’emozione che prova quando si apre la tenda del palcoscenico è mutata?
Allora era una totale incoscienza affrontare il pubblico. Oggi invece c’è la coscienza di un ruolo preciso che si deve avere, c’è maggiore responsabilità.

Progetti per il futuro.
Stiamo pensando di continuare questa collaborazione con il Teatro Argentina. Con “Le voci di dentro” andremo avanti tutta questa stagione e parte della prossima.

Il suo motto.
Rimanda sempre quello che puoi rimandare.