La vita di ognuno di noi è irrimediabilmente contagiata dalle pubblicità, dagli spettacoli, dai telefilm che abbiamo visto. E all’improvviso, uno dei tanti accidenti del quotidiano, riesce a dare forma a quel bagaglio di suoni, parole, icone, modelli, così ben depositati in noi stessi, fino a varcare e abbandonare il confine della nostra vera biografia. Proprio come è successo al narratore de “L’incendio dei sogni”, quando ha perso il controllo del suo mondo interiore: crollo della memoria e poi una valanga di immagini di cui, forse inconsapevolmente, si era nutrito. Dalla mano di Luca Doninelli, un libro che ruota attorno al cinema, quel cinema cacciatore che “fiuta, punta e colpisce” e che ben tratteggia tutti i suoi generi, ma non secondo uno schema asettico di trascrizioni fedeli di scene già viste. Lo spettatore/narratore/autore colloca nella sua memoria quello specifico tipo di film, certi dialoghi, certi personaggi, certe situazioni, seguendo un percorso personale. Ed ecco i trentatrè capitoli, introdotti e conclusi da un incontro notturno, spunto e ragione delle narrazioni “filmiche”. L’Hitchcock della Finestra sul cortile, Indiana Jones, Ollio e Stanlio in Music-box, Batman, una scena incrociata tra Tarantino e Lynch, sono i riferimenti più precisi ai nostri sogni, a volte horror, ironici ed eroici, ma sempre segno di incompletezza. Quella stessa che invoglia a spingerci oltre.Nato come omaggio personale al cinema, “L’incendio dei sogni” non raccoglie solo brevi storie cinematografiche, ma consente di rinvenire le tracce di una traversata personale e collettiva più drammatica (e forse salutare). Per tutti quelli che funzionano come Youtube, che amano rivisitare il gran bazar visionario in cui navighiamo. Volutamente, senza bussola. Luca Doninelli
L’incendio dei sogniGarzanti