Scrivere oggi una commedia di ambientazione e di gusto rinascimentale, sospesa fra la Cortigiana dell’Aretino e la celeberrima Mandragola, arricchita dal sapore piccante, da un intreccio che mescola solido realismo a sovrannaturali atmosfere, dall’uso di un linguaggio opportunamente ‘alto’ per i padroni e ‘basso’ per i servi, è una sfida che appare pienamente vinta con
Margarita e il gallo da Edoardo Erba, uno dei nostri autori contemporanei più fecondi e rappresentati, in Italia e nel mondo – basti pensare alle innumerevoli riprese del suo testo più noto, Maratona di New York.

Lo stampatore fiorentino del ‘500, Annibale Guenzi, interpretato con gaglioffa scaltrezza da Gianfelice Imparato, stampa libri che nessuno compra. Pur di diventare tipografo di corte e risolvere in modo definitivo i suoi problemi economici, è disposto a ‘far giacere’ la severa moglie Bianca col visconte Morello, ‘gallo’ per definizione e dai prorompenti appetiti sessuali. Ma a causa di un’imprevista assenza della moglie, Annibale è costretto ad offrire al nobile le plebee grazie della servetta appena assunta, Margarita, che ha qui gli irresistibili tratti, ingenui e furbeschi ad un tempo, di Maria Amelia Monti. La ragazza, però, che arriva da un contado lombardo e parla uno strano grammelot, è in realtà figlia di una strega e dunque, masticando di incantesimi e di magie, saprà mettere in atto un ‘magico’ scambio di ruoli niente meno che col padrone stesso, allo scopo di sottrarsi alla boccaccesca imposizione.


Roma, TEATRO VALLE
dal 31 ottobre al 19 novembre 2006