“La medicina difensiva costa ogni anno tra i 12 e i 20 miliardi di euro”. Queste le parole del sottosegretario al Welfare, Ferruccio Fazio, alla presentazione dello studio Medici in difesa, prima ricerca del fenomeno in Italia, condotta per conto dell’Ordine dei medici della Provincia di Roma su 800 camici bianchi. Addio, quindi, al rapporto medico-paziente, perchè cresce il numero delle cause giudiziarie e crescono i costi della medicina difensiva, che i medici attuano per tutelarsi dalle frequenti denunce.Eccesso di cautele, prestazioni, esami, farmaci, tac e radiografie, producono una ricaduta di costi esorbitante sulla Sanità. Senza dimenticare il servizio ticket, le liste d’attesa sempre più lunghe, ricoveri e medicinali non indispensabili.Nel 93,8% dei casi, ad essere coinvolti in vicende giudiziarie sono i medici degli ospedali pubblici e, tra questi, maggiormente colpiti sono gli anestesisti (96,8%), i chirurghi (98,9%) soprattutto ortopedici e ginecologi. In più, secondo i dati forniti dall’Associazione che raggruppa le compagnie assicurative (Ania) in 10 anni si è avuto un aumento del 66% delle denunce. La riduzione dei costi di questo meccanismo difensivo, invece, riuscirebbe a ripianare i conti sanitari per almeno 5 anni. Per questo, il presidente Associazione dei medici accusati ingiustamente di malpractice (AMAMI), Maggiorotti, ha ribadito la necessità di bloccare in tempo questo gioco al massacro per scongiurare il rischio di affossare il sistema nazionale.