In un’intervista al settimanale OGGI, in edicola da domani (anche su www.oggi.it) Pierdante Piccioni, il medico pavese che nel 2013, a causa di un incidente stradale, è andato in coma e ha “cancellato” gli ultimi 12 anni della sua vita, rivela: «Ero in un incubo, un buco nero. Tu non riesci a metterti in relazione con nulla, ogni cosa mi faceva sentire uno straniero, fuori tempo e fuori luogo. Mi sono visto allo specchio e quasi svenivo. Non mi riconoscevo più… Per sei mesi non ho detto una parola. Mi sentivo veramente un disabile…».

E ancora: «Quella sensazione di estraneità che provi è terribile. Guardi fuori dalla finestra e niente è come prima. Ci sono un mucchio di rotonde sulle strade, che prima non c’erano. Le macchine sono diverse, ci sono tutte queste little car, le Smart, le Citroen, la Fiat che ha rifatto la 500. Mi posso aggiornare fin che voglio, mi posso abituare, ma ci sono delle cose che ancora adesso so che non recupererò più. Le emozioni. Le parole che mi ha detto mia madre prima di morire. La gioia che ho provato quando mio figlio più grande ha compiuto 18 anni. Dopo la morte di mio padre, ho pensato davvero di togliermi di mezzo. Cosa ci sto a fare qui? Il mio mondo forse è un altro, ho pensato. Mi sparo un colpo e torno da dove sono venuto». A fargli cambiare idea, confida il dottor Piccioni a OGGI, «è stata mia moglie. Lei è una psicologa. Mi ha detto solo: vedi tu se ne vale la pena. Mi sono detto: è vero. Non ne vale la pena. Perché io avevo un obiettivo. Volevo dimostrare a quelle persone che mi trattavano come un disabile che non lo ero. Può darsi che la lotta sia nel Dna dell’uomo. Io ho imparato che le difficoltà aiutano e che nelle difficoltà tu puoi tirare fuori il meglio di te».